Il consiglio dei ministri che si è svolto nel pomeriggio di giovedì non ha trattato il tema Tav Torino Lione. Non poteva essere altrimenti, essendo Di Maio e Salvini impegnati nella campagna elettorale per le regionali.

Come nota di colore, da sottolineare che i due principali rappresentanti del cambiamento, che proporrebbero la gogna e il carcere a vita per un dipendente pubblico che timbrasse il cartellino e poi andasse a farsi i fatti propri invece di recarsi al lavoro, in special modo Salvini, si sono dedicati a promuovere se stessi e i loro partiti invece di curare gli interessi dei rispettivi ministeri. E la gente, naturalmente, in questo caso applaude soddisfatta.


In ogni modo, il fatto che loro non fossero a Roma ha fatto sì che di Tav il Governo non ne abbia parlato. Ma non è un fatto da considerarsi normale, perché i lavori di quell'opera sono fermi e i lavoratori senza stipendio. E continueranno a non percepirlo, perché Salvini e Di Maio, invece di prendere una decisione su che cosa fare, oggi dovevano farsi pubblicità. Ma entrambi, però, uno stipendio lo percepiscono. Quei lavoratori che invece appartengono al popolo che loro dicono di rappresentare, invece no!


E non è neppure certo quando e se lo percepiranno in futuro. Infatti, secondo Toninelli, "come 5 Stelle non smetteremo mai di favorire ed incentivare tutte quelle opere che migliorano la qualità della mobilità e la sicurezza dei cittadini.

Ponti, viadotti, strade e gallerie hanno la massima priorità per quanto riguarda i controlli e la manutenzione, ma non ci dimentichiamo delle grandi opere utili come nuove linee delle metropolitane e lo sblocco di decine di cantieri sparsi in tutto il Paese.

Inoltre abbiamo incluso, in questo importante sforzo, un piano strategico nazionale sulla mobilità sostenibile e il già avviato potenziamento e ammodernamento delle ferrovie regionali.

Non possiamo più permetterci i gravi errori di chi mi ha preceduto, oggi una corretta gestione infrastrutturale può davvero aiutare l'Italia a ripartire."


L'Italia riparte? Ma quando? E soprattutto grazie a quali opere? Secondo il parlamentare europeo di Forza Italia Antonio Tajani, che si oppone più che al Governo in sé alla sua componente grillina, queste meraviglie di cui parla Toninelli esisterebbero più nelle carte che nella realtà.

In una dichiarazione ha detto, infatti, che quello attuale è "il Governo del No, dei temporeggiatori, degli incapaci... è l'ultima cosa di cui ha bisogno un Paese in recessione, dove la prima emergenza si chiama lavoro.

Dai ponti alle strade, alla TAV, passando per la Pedemontana Veneta, l'alta velocità Brescia-Padova, la terza corsia A11 o la Gronda di Genova, solo per citare alcuni tra i progetti più noti, si sta fermando tutto. Ci sono 270 opere pubbliche bloccate, con i cantieri fermi per i più svariati motivi: dall'aperta ostilità del Governo, fino alla manifesta incapacità di sbloccare i lavori.

Dei 150 miliardi disponibili, è stato speso meno del 4%. Il Governo ha detto stop a 21 miliardi di euro già destinati alle grandi opere in corso. Rischiamo, inoltre, di perdere, 4,3 miliardi di finanziamenti Ue.

I primi a pagare questa follia sono i lavoratori. Stime attendibili indicano che sono a rischio 420.000 posti, senza contare le conseguenze negative sull'intera economia italiana della mancanza d'infrastrutture moderne. 15 tra le più grandi imprese edili italiane sono già in amministrazione controllata.

Il mondo galoppa, mentre noi tiriamo il freno. Il confronto con il resto dell'Europa è impietoso. Nel solo 2018 negli altri Paesi Ue sono state fatte opere per 400 miliardi. Negli ultimi 10 anni, la Spagna ha speso una media di 40 miliardi l'anno per infrastrutture. La sola Germania, ha approvato un piano d'investimento per infrastrutture di trasporto di 270 miliardi."


Dando per buone le cifre di Tajani, le sue parole finiscono comunque per sottolineare un problema che già era all'orizzonte e che riguarda una palese contraddizione che sta alla base della linea politica, più che del Governo, del Movimento 5 Stelle.

Infatti, i grillini dicono che il reddito di cittadinanza da loro proposto è un provvedimento espansivo, in relazione al suo impatto sulla manovra economica dell'esecutivo. Possiamo azzardarci a definirlo di natura keynesiana. Dare soldi direttamente alle persone, anche solo per cercare un lavoro, permetterà a chi non ha un reddito di poter spendere. Questi soldi finiranno così sul mercato, facendo ripartire i consumi interni e l'economia.

Keynes, per far ripartire l'economia negli Usa della grande depressione, suggerì di ricorrere alle grandi opere pubbliche. Costruire, al di là della convenienza e dell'utilità, pur di far lavorare le persone per dar loro un reddito. Una ricetta che funzionò allora e che ha funzionato anche oggi, vedi le politiche economiche di Obama.

E allora perché i 5 Stelle dovrebbero essere criticati se estremizzano, tramite il reddito di cittadinanza, ciò che è già stato dimostrato comunque essere efficace per far ripartire i consumi? Perché, mentre da una parte danno i soldi alla gente per incentivarli a trovare lavoro, dall'altra invece di aumentare i posti di lavoro sbloccando le opere già finanziate, quei cantieri - come dice Tajani - sono stati chiusi, i lavoratori sono senza stipendio e alcune ditte sono "in odore" di fallimento.

E il cantiere della tratta Torino Lione finisce per essere così la miccia che fa esplodere la contraddizione della linea politica dei 5 Stelle che, stando così le cose, rischia di creare un corto circuito dalle conseguenze imprevedibili per le casse dello Stato, e di certo non utile al Paese.


E di questa scarsa evidente incompetenza nel gestire la cosa pubblica lo dimostra anche come disperatamente, in sede di Commissione, i grillini cercano di aumentare le limitazioni e le difficoltà per coloro che vorranno accedere al Reddito di cittadinanza, aggiungendo paletti su paletti a quelli già esistenti...

Evidentemente, qualcuno nel governo ha finalmente utilizzato la calcolatrice ed ha visto che in base alle risorse disponibili, nonostante sarà poi erogato solo su 9 mesi per l'anno in corso, la platea che potrà trarre beneficio dal Reddito di cittadinanza è forse circa la metà di quella annunciata da Di Maio. E questo perché dovevano essere garantite le risorse per la Quota 100 che Salvini voleva fosse definita fin da questa finanziaria.