Ha un nome l'agente dei Servizi implicato nelle inchieste Stato Mafia
È stato il protagonista delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino sulla trattativa, presunta, tra Mafia e Stato e, soprattutto, di quelle di Vincenzo Agostino, il padre di Antonino, agente della Polizia di Stato presso la Questura di Palermo, ucciso nell'agosto del 1989 insieme alla moglie Ida Castelluccio, incinta di cinque mesi.
Antonino Agostino era anche un agente dei Servizi segreti e, in funzione di informazioni in suo possesso, era riuscito a sventare l'attentato al giudice Falcone organizzato presso la sua casa all'Addaura dove fu ritrovata una borsa con 50 candelotti di dinamite. Questo accadeva a giugno del 1989. Poche settimane dopo Antonino Agostino veniva ucciso da dei sicari in motocicletta davanti alla casa di famiglia.
Ai funerali di Agostino, il giudice Falcone confidò al commissario Saverio Montalbano di dovere la vita a quei ragazzi. Perché Antonino e Ida furono uccisi? L'ipotesi che cerca una conferma ufficiale ipotizza che Agostino, arruolato nei Servizi, fosse venuto a conoscenza della collusione tra agenti di Polizia e mafiosi e proprio grazie ad informazioni riservate relative a questo segreto fosse riuscito a sventare l'attentato dell'Addaura. Anche la moglie Ida era a conoscenza di quanto il marito sapeva e per questo anche lei venne uccisa.
Il ruolo dei Servizi in questa vicenda fu confermato dalla testimonianza di Vincenzo Agostino che, durante l'inchiesta, dichiarò che un agente dei Servizi aveva cercato Antonino pochi giorni prima della sua morte e, dopo che fu ucciso, lo stesso agente si rifece vivo per sequestrare delle carte mai più riconsegnate.
L'agente dei Servizi, sia nel racconto di Ciancimino che in quello di Vincenzo Agostino, aveva una particolarità: la faccia butterata, quasi sfigurata... una faccia da mostro!
Chi fosse, e sì non avrebbe dovuto essere difficile identificarlo, non si era mai saputo... fino a ieri, quando Vincenzo Agostino ha potuto riconoscere ufficialmente, in tribunale, quella faccia che appartiene a Giovanni Aiello, adesso pensionato che vive in Calabria, ma al tempo funzionario dei Servizi segreti, attivo in Sicilia negli anni ottanta fino alle stragi del 1992.