Le proiezioni alle 20, ora in cui si sono chiuse le urne in Spagna per l'ennesimo appuntamento elettorale per le politiche - è la quarta volta che si vota negli ultimi quattro anni - danno il PSOE, partito socialista al governo, come vincitore e pertanto destinato a conquistare il maggior numero di seggi (114-119) dei 350 che costituiscono il parlamento iberico, ma non sufficienti da consentire a Pedro Sanchez di poter avere la maggioranza. A sinistra, Unidas Podemos ha tra i 30 e i 34 seggi.

Al secondo posto è dato il PPE (tra 85 e 90), mentre il partito di estrema destra Vox ha praticamente raddoppiato i consensi con una forchetta tra 56 e 59 seggi.

In ogni caso, questo risultato non fa prevedere, neanche questa volta, la possibilità che l'esito del voto possa dare indicazioni certe per un governo stabile che in Spagna manca dal 2015. E l'ennesimo appuntamento elettorale ha comunque sancito l'inizio di una palese insofferenza degli elettori che alle 18 hanno fatto registrare un'affluenza del 56,8%, 4 punti percentuali in meno rispetto alle ultime elezioni politiche di aprile.

Sia a sinistra che a destra non ci sono numeri che permettano alleanze di governo, oltre alle considerazioni politiche che dividono gli schieramenti.

L'unica alleanza possibile che possa creare una maggioranza di governo è quella tra socialisti e popolari, ma Sanchez, almeno prima del voto ha escluso un accordo con il PPE per il fatto che quel partito, nelle elezioni amministrative, si è alleato con gli estremisti di destra di Vox.

Pertanto, la situazione politica dopo questo voto in Spagna non è cambiata, a parte l'ennesima affermazione di un partito parafascista, che è ormai una moda che dilaga in tutta Europa.