La Corte dei Conti ha analizzato le ottimistiche previsioni del DEF 2024 alle commissioni Bilancio di Camera e Senato
La Corte dei Conti questo lunedì, alle commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, ha espresso le proprie valutazioni sul Documento di economia e finanza 2024.
"Come noto - dichiara le Corte -, il DEF non contiene il quadro programmatico e le specifiche misure che si intende confermare o introdurre nella prossima manovra di bilancio, in ragione della fase di transizione al nuovo contesto regolamentare europeo in tema di finanza pubblica. Nel presente contributo, oggi deliberato dalle Sezioni riunite in sede di controllo della Corte dei conti, dopo aver offerto una lettura degli sviluppi congiunturali ed una valutazione del quadro macroeconomico proposto per il quadriennio 2024-2027, si fornisce una disamina delle tendenze dei conti pubblici a legislazione vigente, con particolare attenzione alle prospettive di fondamentali comparti del conto delle Pubbliche amministrazioni (quali gli investimenti pubblici, il personale, le prestazioni previdenziali e assistenziali e la spesa sanitaria), nonché alle dinamiche dei saldi strutturali e del debito. Vengono, infine, offerte brevi osservazioni conclusive".
Queste le considerazioni conclusive della Corte dei Conti:
"... Il DEF costruisce uno scenario macroeconomico caratterizzato da una crescita che si mantiene intorno all’1 per cento nell’intero periodo considerato. Un tasso di crescita, nel complesso contenuto, che configurerebbe d’altra parte una situazione relativamente favorevole per la nostra economia, se si tiene conto del contestuale ampio aggiustamento dei conti pubblici. ...
Una previsione che appare piuttosto favorevole guardando alle stime delle principali istituzioni e che presuppone il concretizzarsi di diverse condizioni:
- la capacità del sistema, sia amministrativo che produttivo, di stare al passo con la realizzazione degli investimenti previsti dal PNRR;
- la conferma nei prossimi mesi della tenuta dello spread sui tassi di interesse e, quindi, della credibilità della politica economica italiana nella prospettiva delle nuove regole del Patto di Stabilità (oltre che dal ruolo delle istituzioni europee nell’orientare i mercati);
- la capacità di affrontare i problemi strutturali che limitano la crescita nel medio periodo che una politica espansiva ha in parte consentito di eludere.
La gestione della finanza pubblica continuerà ad essere difficile:
- risulterà impegnativo trovare le risorse per far fronte ai fabbisogni per le “politiche invariate”;
- occorrerà, inoltre, individuare le risorse per far fronte ad esigenze settoriali (la sanità o l’assistenza), per la riforma fiscale o anche per sostenere gli investimenti, specie quelli che, eliminati dal PNRR o dal PNC, devono trovare nuove coperture; sarà poi necessario, negli anni a venire, operare quel definitivo risanamento dei conti che richiederà, secondo indicazioni dello stesso DEF, correzioni del saldo primario a politica invariata, nell’ordine di 6 decimi di Pil all’anno fino al 2031.
Impegni che richiederanno una attenta scansione dei fabbisogni, più incisive misure per la razionalizzazione della spesa e scelte molto selettive.
Se appare, quindi, comprensibile il rinvio da parte del Governo della definizione degli obiettivi programmatici al momento dell’adozione del nuovo Patto di stabilità (anche in ragione della prevedibile apertura da parte della Commissione di una procedura per deficit eccessivi) e quindi della presentazione del Piano strutturale di bilancio, sarebbe stato utile che il documento, in vista di questa nuova stagione della politica di bilancio europea, contenesse l’esplicitazione, con maggior dettaglio, di quelli che sono allo stato attuale gli andamenti delle variabili che peseranno nella definizione della traiettoria della spesa netta, una traiettoria la cui messa a punto richiederà ai paesi membri di confrontarsi anche con le prospettive dei bilanci pubblici nel periodo medio-lungo (fino al 2041) soprattutto per quel che riguarda le componenti che riflettono i costi di invecchiamento della popolazione. Un passaggio che consentirebbe di rendere fin d’ora più concreto il coinvolgimento del Parlamento, necessità prefigurata, del resto, nello stesso Documento.