"Questo tempo di pandemia ci sta insegnando ad avere uno sguardo sulla malattia come fenomeno globale e non solo individuale, e ci invita a riflettere su altri tipi di “patologie” che minacciano l’umanità e il mondo. Individualismo e indifferenza all’altro sono forme di egoismo che risultano purtroppo amplificate nella società del benessere consumistico e del liberismo economico; e le conseguenti disuguaglianze si riscontrano anche nel campo sanitario, dove alcuni godono delle cosiddette “eccellenze” e molti altri stentano ad accedere alle cure di base. Per sanare questo “virus” sociale, l’antidoto è la cultura della fraternità, fondata sulla coscienza che siamo tutti uguali come persone umane, tutti uguali, figli di un unico Padre (cfr Fratelli tutti, 272). Su questa base si potranno avere cure efficaci e per tutti. Ma se non siamo convinti che siamo tutti uguali, la cosa non andrà bene".

Così si è espresso  Papa Francesco nel videomessaggio in occasione della 30.a Giornata Mondiale del Malato che si celebra l'11 febbraio.

"Tenendo sempre presente la parabola del buon samaritano - ha proseguito il pontefice - ricordiamoci che non dobbiamo essere complici né dei banditi che derubano un uomo e lo abbandonano ferito per la strada, né dei due funzionari del culto che lo vedono e passano oltre (cfr Lc 10,30-32). La Chiesa, seguendo Gesù, Buon Samaritano dell’umanità, si è sempre prodigata verso coloro che soffrono, dedicando, in particolare, ai malati grandi risorse sia personali sia economiche. Penso ai dispensari e alle strutture sanitarie nei Paesi in via di sviluppo; penso alle tante sorelle e ai tanti fratelli missionari che hanno speso la vita per curare i malati più indigenti; a volte loro stessi malati tra i malati. E penso ai numerosi santi e sante che in tutto il mondo hanno avviato opere sanitarie, coinvolgendo compagni e compagne e dando così origine a congregazioni religiose. Questa vocazione e missione per la cura umana integrale deve anche oggi rinnovare i carismi nel campo sanitario, perché non manchi la vicinanza alle persone sofferenti".