Esteri

Incredibile! Lo Stato ebraico si è accorto che uccidere dei bambini è un crimine... ma solo se drusi israeliani

Un disperso e 11 morti il bilancio delle vittime che ha colpito un campetto di calcio a Majdal Shams, sulle alture del Golan.

Due le particolarità. La prima è che le vittime sono tutte minorenni in un'età compresa tra i 10 e i 16 anni. La seconda è che sono israeliane, appartenenti alla minoranza drusa. 

I drusi sono degli arabi che professano una propria versione della religione islamica e in funzione di ciò, con il passare degli anni, si sono aggregati come popolo. Vivono in Libano, in Siria e sulle alture del Golan. Quest'ultime sono territorio siriano occupato da Israele nel 1981. Visti i  rapporti tra drusi e comunità ebraica fin dai tempi della costituzione di Israele, ai drusi residenti nel Golan lo Stato ebraico ha dato loro la possibilità di diventare cittadini israeliani. Prima che scoppiasse la guerra civile in Siria, solo una minoranza aveva accettato l'offerta. Dopo lo scoppio della guerra civile, molti drusi sono diventati cittadini israeliani. La particolarità rispetto agli altri cittadini arabi è che loro sono tenuti a servire nell'IDF, nonostante la legge Stato Nazione li consideri cittadini di seconda fascia... non essendo ebrei.

Da aggiungere che i drusi del Golan, anche se adesso molti di loro sono israeliani, continuano ad avere rapporti stabili con i parenti che abitano in Siria.

Perché dilungarsi in queste puntualizzazioni? Perché appare molto strano che Hezbollah o gruppi collegati ad Hezbollah o all'Iran che operano in Siria abbiano preso di mira - come pretende di far credere Israele - un campo di calcio della comunità drusa dove giocavano dei bambini.

Il motivo? Perché avrebbero colpito comunque un possibile parente diretto o indiretto oppure il parente di un loro conoscente. Inoltre, finora, gli attacchi di Hezbollah contro Israele sono  stati diretti nel nord (non nei territori occupati) esclusivamente o quasi su obiettivi militari o infrastrutture. 

Nonostante le ripetute accuse di Israele che la stampa locale riporta come certezze, Hezbollah ha negato e continua a negare qualunque responsabilità nell'accaduto che indubbiamente è, oltre che una tragedia, un crimine di guerra.

Sorprende anche come media e politici israeliani enfatizzino le conseguenze dell'attaco: un'immane tragedia. Il loro esercito, che grottescamente definiscono il più morale al mondo, sta compiendo un genocidio in tutta la Palestina e a Gaza ha trucidato migliaia di bambini... 15 nemmeno ventiquattr'ore fa. Però per quei bambini, essendo palestinesi, nessuna pietà. La loro morte non è una tragedia... figuriamoci poi immane.

Adesso, per 15 bambini drusi (vittime di un attacco che non è escluso possa anche esser stato portato sotto falsa bandiera), per Israele e i complici che sostengono i suoi crimini esisterebbe il motivo per scatenare una guerra aperta contro Hezbollah.

Netanyahu, non sapendo più cosa inventarsi per incolpare Hamas per ostacolare il cessate il fuoco a Gaza (i suoi negoziatori a Roma presenteranno oggi l'enensima variazione dell'accordo), vuole esser certo di poter comunque avere un nuovo fronte aperto per continuare la sua guerra, coinvolgendovi il Libano e, soprattutto, anche l'Iran.

Dopo aver creato il caos in Medio Oriente, oltre a quello già esistente, il premier israeliano spera in una qualunque vittoria per poter poi presentarsi come il nuovo David che ha difeso l'integrità di Israele e lo Stato unico che non prevede la presenza di stranieri (palestinesi) al suo interno. Una guerra senza quartiere che possa certificare la sconfitta di un qualunque nemico è la sola possibilità di sopravvivenza di Netanyahu e non vi rinuncerà.



Crediti immagine: x.com/OliLondonTV/status/1817240852130894133/photo/2

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
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