Papa Francesco, sabato mattina, ha incontrato nella spianata nei pressi dell'Università romana di Tor Veragata i rappresentanti del movimento Neocatecumenale, in occasione del 50esimo anniversario dell’inizio del "Cammino" fondato da Kiko Arguello.
Ai 150mila, provenienti da ogni parte del mondo, Francesco ha ricordato che «per andare bisogna essere leggeri. Per annunciare bisogna rinunciare. Solo una Chiesa che rinuncia al mondo annuncia bene il Signore. Solo una Chiesa svincolata da potere e denaro, libera da trionfalismi e clericalismi, testimonia in modo credibile che Cristo libera l’uomo.»
Il Papa ha iniziato il proprio discorso, salutando gli intervenuti con un «grazie per il "sì" che avete detto, per aver accolto la chiamata del Signore a vivere il Vangelo e ad evangelizzare. E un grande grazie va anche a chi ha iniziato il Cammino neocatecumenale cinquant’anni fa.»
Francesco ha poi sottolineato il valore della missione alla base del loro impegno: «La missione chiede di partire. Ma nella vita è forte la tentazione di restare, di non prendere rischi, di accontentarsi di avere la situazione sotto controllo. È più facile rimanere a casa, circondati da chi ci vuol bene, ma non è la via di Gesù. Egli invia: "Andate". Non usa mezze misure. Non autorizza trasferte ridotte o viaggi rimborsati, ma dice ai suoi discepoli, a tutti i suoi discepoli una parola sola: "Andate!". Andate: una chiamata forte che risuona in ogni anfratto della vita cristiana; un invito chiaro a essere sempre in uscita, pellegrini nel mondo alla ricerca del fratello che ancora non conosce la gioia dell’amore di Dio.»
E ricordando la necessità di viaggiare senza esser legati agli orpelli di un bagaglio pesante, Bergoglio ha ricordato ai presenti che «solo una Chiesa che rinuncia al mondo annuncia bene il Signore ... e chi, per suo amore, impara a rinunciare alle cose che passano, abbraccia questo grande tesoro: la libertà. Non resta più imbrigliato nei propri attaccamenti, che sempre reclamano qualcosa di più ma non danno mai la pace, e sente che il cuore si dilata, senza inquietudini, disponibile per Dio e per i fratelli.»
E nel cammino, che deve essere percorso insieme, «bisogna stare attenti, ad esempio, a non dettare il passo agli altri. Occorre piuttosto - ha detto il Papa - accompagnare e attendere, ricordando che il cammino dell’altro non è identico al mio. Come nella vita nessuno ha il passo esattamente uguale a un altro, così anche nella fede e nella missione: si va avanti insieme, senza isolarsi e senza imporre il proprio senso di marcia, uniti, come Chiesa, coi pastori, con tutti i fratelli, senza fughe in avanti e senza lamentarsi di chi ha il passo più lento. Siamo pellegrini che, accompagnati dai fratelli, accompagnano altri fratelli, ed è bene farlo personalmente, con cura e rispetto per il cammino di ciascuno e senza forzare la crescita di nessuno, perché la risposta a Dio matura solo nella libertà autentica e sincera.»
Esaltando una "Chiesa discepola" Francesco ha però fatto presente che «questa dinamica del discepolato – il discepolo che fa discepoli – è totalmente diversa dalla dinamica del proselitismo. Qui sta la forza dell’annuncio, perché il mondo creda. Non contano gli argomenti che convincono, ma la vita che attrae; non la capacità di imporsi, ma il coraggio di servire. E voi avete nel vostro DNA questa vocazione ad annunciare vivendo in famiglia, sull’esempio della Santa Famiglia: in umiltà, semplicità e lode.»
Infine, il Papa ha salutato i neocatecumenali intervenuti, ricordando loro che per Gesù, «nessuno è escluso». Andate in missione senza dimenticare che «il Signore è di casa presso ciascun popolo e il suo Spirito ha già seminato prima del vostro arrivo. E pensando al nostro Padre, che tanto ama il mondo, siate appassionati di umanità, collaboratori della gioia di tutti, autorevoli perché prossimi, ascoltabili perché vicini. Amate le culture e le tradizioni dei popoli, senza applicare modelli prestabiliti. Non partite dalle teorie e dagli schemi, ma dalle situazioni concrete: sarà così lo Spirito a plasmare l’annuncio secondo i suoi tempi e i suoi modi. E la Chiesa crescerà a sua immagine: unita nella diversità dei popoli, dei doni e dei carismi.»