Nel 2008 Greenfluff vinceva il Premio Dematté per la migliore dismissione di partecipazioni in Italia.

Greenfluff è un’azienda che era specializzata nel riciclaggio delle plastiche e dei metalli ottenuti dopo la demolizione delle vetture.
Sembra una favola di Natale, invece è un nuovo business. Una quindicina di ex cassintegrati Fiat, assunti dopo sette anni di disoccupazione; recupero dei rottami delle auto per un ambiente più vivibile; una stima di 20 milioni di fatturato nel 2009; e persino un nome allegro: questa è Greenfluff, azienda di Arese (Milano) ideata da un giovane e cocciuto imprenditore, Diego Giancristofaro.

Dopo tre anni passati a cercare investitori e a progettare impianti, Giancristofaro, 36 anni e appassionato di temi ambientali, in aprile farà finalmente partire i macchinari del nuovo stabilimento di Arese, l’unico in Italia dedicato al trattamento del «carfluff», ovvero i residui della rottamazione delle auto al netto del passaggio dallo sfasciacarrozze e dai frantumatori. «Dal 2005 a oggi abbiamo investito nel progetto 8 milioni, ma questo business offre grandi prospettive» dice Giancristofaro, oggi presidente e amministratore delegato della società.«A regime, l’impianto tratterà circa 100 mila tonnellate di materiale, ma la produzione annua di “carfluff” in Italia supera ormai le 500 mila tonnellate. Sarebbe un errore fermarci: così stiamo accarezzando l’idea di un secondo stabilimento».
Quello di Giancristofaro è un business sicuro. Non a caso la sua idea d’impresa ha vinto l’Oscar tecnologico 2006 e ha suscitato l’interesse di Quantica Sgr, il fondo di venture capital partecipato dal Cnr, che ha finanziato il progetto con 2,8 milioni: la più grossa operazione del 2006.

Paraurti e vetri. Il circuito dello smaltimento delle automobili è complesso: gli sfasciacarrozze asportano parti visibili come paraurti, vetri e specchietti, quindi pressano la carcassa.

I frantumatori prelevano altre parti metalliche e quel che resta è il «carfluff»: un ammasso di metalli, plastiche e fibre tessili pari al 30% del peso iniziale di un’auto. «Io vengo pagato per il conferimento di questi residui industriali» continua Giancristofaro «ma ottengo un ulteriore guadagno separando e rivendendo metalli e plastiche».

L’innovativa soluzione meccanica messa a punto da Greenfluff consente infatti di separare i materiali metallici di scarto e quindi di salvare le plastiche attraverso un processo di flottazione ad acqua. «Recupero circa l’80% del materiale e quel che resta sono inerti che si possono smaltire in discarica».

L’intero processo avviene a freddo e senza combustione o agenti chimici. Le cose vanno talmente bene che sta per essere aperto un secondo impianto nei pressi di Foggia.

L’idea di Giancristofaro nasce in Germania, dall’osservazione dello smaltimento e del recupero dei metalli nobili dalle schede dei computer. Il resto lo hanno fatto la sua passione e il Parlamento europeo, che nel 2005 ha vietato di versare il «carfluff» in discarica. «Paesi come l’Austria e la Germania si sono subito adeguati, l’Italia invece ha vissuto di proroghe, collezionando procedure di infrazione».

Giancristofaro ha studiato e fatto esperienza nei consorzi nazionali per i rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche, sino a mettere a punto il suo progetto d’impresa. «Ma la battaglia più difficile è stata quella per conservare la maggioranza» conclude Giancristofaro. «Il fondo Quantica mi ha aiutato. Ma tutti gli altri cui mi ero rivolto erano stati chiari: a me sarebbe rimasto soltanto il 25%. Dopo dieci anni di tenaci e solitarie ricerche, non ero disposto a cedere».