Volkswagen conferma di voler ridurre la manodopera in Germania, IG Metall replica proponendo la "settimana corta"
Mercoledì, durante una riunione a Wolfsburg, i dirigenti Volkswagen hanno dichiarato che l'azienda ha uno o due anni per trasformarsi e affrontare la sfida dell'elettrificazione, confermando la volontà di chiudere alcuni degli stabilimenti in Germania come parte di un piano di riduzione dei costi da 10 miliardi di euro. Tra le difficoltà principali vi sono il calo della domanda di auto, soprattutto elettriche, la concorrenza della Cina e una governance aziendale complessa che rallenta le decisioni nei momenti di crisi.
L'amministratore delegato del gruppo Volkswagen, Oliver Blume, ha dichiarato al quotidiano Handelsblatt che le condizioni economiche per il settore automobilistico europeo, in particolare per il marchio VW, sono diventate significativamente più difficili e richiedono una ristrutturazione.
Thorsten Groeger, responsabile per la Bassa Sassonia (dove ha sede Volkswagen) di IG Metall, il principale sindacato tedesco, ha sottolineato che gli accordi stipulati in passato con l'azienda in situazioni di crisi, oggi dovrebbero essere nuovamente presi in esame.
Il riferimento è al 1993, quando Volkswagen aveva introdotto una settimana lavorativa di quattro giorni per salvaguardare 30.000 posti di lavoro, riducendo l'orario di lavoro del 20% con un impatto minimo sui salari. Questo accordo venne poi accantonato nel 2006.
Stephan Weil, primo ministro della Bassa Sassonia, dove sorgono cinque dei sei stabilimenti Volkswagen, ha dichiarato che l'azienda deve trovare un modo per distribuire equamente il peso della crisi. Weil ha suggerito che un accordo simile a quello del 1993 potrebbe rappresentare la base per risolvere l'attuale situazione.
Le trattative inizieranno verso metà o fine ottobre, con la possibilità di scioperi già da fine novembre. Groeger ha esortato Volkswagen ad accelerare i tempi per evitare che i lavoratori rimangano in uno stato di incertezza.