Mentre il suo possibile erede alla segreteria del partito, Giancarlo Giorgetti, fa sapere che il governo attende le decisioni del CdA prima di esprimere qualsiasi valutazione definitiva sull'Opa anticipata da KKR per l'acquisto di del Gruppo Tim, il segretario della Lega, Matteo Salvini, commenta l'operazione cercando di mantenere i piedi in due staffe, tanto per non sbagliare, per poi scegliere quello che i media indicheranno come il cavallo vincente, a dimostrazione di cosa significhi fare politica per certa gente. 

Questo è quanto ha dichiarato ieri sull'argomento:

"Più di 40mila dipendenti, 20 milioni di chilometri di fibra, ruolo strategico nella cybersicurezza: Tim è un patrimonio per l'Italia e merita un piano industriale serio anziché rischiare di scommettere su progetti unicamente finanziari legati a fondi internazionali che hanno il profitto come unico obiettivo aprendo a scenari preoccupanti, tra spezzatino e incertezze sul futuro. Una realtà che dimentica l'importanza strategica di società come Sparkle, dello sviluppo del cloud e delle tecnologie 5G, che sono alla base delle nuove tecnologie messe a disposizione di cittadini e imprese, ma anche una enorme fonte di dati che devono rimanere in mano italiana. Sono pronto ad incontrare i sindacati per confrontarmi su una situazione che deve essere governata e non subita.La Lega vigila affinché gli interessi del nostro Paese siano sempre al primo posto e sono certo che la Consob stia seguendo con attenzione la vicenda visto che qualcuno in queste ore sta guadagnando cifre importanti". 

Ma perché dire di voler incontrare i sindacati, quando invece avrebbe potuto dire che il governo deve impedire l'operazione? È il Mef che può far valere il golden power... non i sindacati. La solita sceneggiata dei politici che vogliono far credere di opporsi ad una cosa che invece stanno avallando.

Ma c'è di peggio. Enrico Letta e il Partito Democratico, infatti, fanno persino finta di non sapere quello che sta accadendo e non ne parlano neppure.

Crediti immagine: George Roberts (a sinistra) e Henry Kravis, cofondatori di KKR