Un problema sempre più comune e poco affrontato da molti Stati membri è quello delle connessioni tra organizzazioni criminali di stampo mafioso e corruzione. L’Unione europea deve intensificare la lotta contro le mafie e la corruzione, poiché assieme rappresentano la minaccia più pericolosa per lo Stato di diritto e la democrazia stessa nell’Unione europea.

di Lucia De Sanctis

 

Professor Musacchio ci spiega il connubio “mafia-corruzione” di cui ha parlato al Forum europeo lo scorso 29 gennaio? 

Il discorso è molto semplice. Con l’era del traffico di sostanze stupefacenti - cocaina in primis - le mafie sono diventate sempre più ricche e potenti. Questa ingente disponibilità di denaro ha spostato l’asse del metodo mafioso dalla violenza alla corruzione. Il denaro ha sostituito il piombo. Questa scelta rende oggi le mafie contemporanee molto più forti rispetto a quelle del passato.

Perché le mafie di oggi sarebbero più pericolose rispetto al passato?

Perché le moderne organizzazioni sono silenziose e trasparenti e sono così soltanto perché questa scelta è conveniente. In un mondo dove l’etica è ridotta ai minimi termini corrompere è molto più facile e redditizio. Perché dovrebbero spargere sangue quando col denaro ottengono molto di più, facendo meno rumore ed essendo impercettibili e invisibili? Noi ci accorgiamo della mafia sono quando sparge sangue, invece, le nuove mafie esistono e prosperano soprattutto quando non si fanno notare.

Come può essere combattuta questa nuova mafia?

Sicuramente a livello nazionale, transnazionale e nei mercati globali.

Lei ha ribadito più volte che mafia e corruzione sono connesse, come si spiega il fatto che in Italia le condanne per corruzione sono poche?

Semplicemente perché l’Italia non vuole combattere efficacemente i delitti contro la pubblica amministrazione. In materia di delitti corruttivi questo dato emerge chiaramente anche dall'ultimo report di Transparency International. La corruzione percepita nel nostro Paese nel 2023 è la stessa dell'anno precedente. Questo certifica che poco o nulla è stato fatto per invertire il trend che era in passato già negativo.

Cosa si potrebbe fare per superare questo stallo?

Sarebbe opportuno iniziare a non approvare leggi che vadano nell’opposta direzione della lotta alla corruzione evitando, ad esempio, che la maggior parte dei reati contro la pubblica amministrazione si prescrivano nei vari gradi di giudizio.

La corruzione è un problema più politico o più burocratico?

Credo riguardi entrambi gli ambiti con la differenza evidente che nel passare degli anni il politico cambia, il burocrate resta. La corruzione parte dal degrado della pubblica amministrazione e termina con quello della politica e questo le mafie l’hanno compreso da qualche tempo e ne approfittano.

La mafia ha ancora bisogno della supremazia nel territorio dove opera?

Assolutamente sì. Soltanto che negli ultimi decenni questo predominio lo ottiene con il suo welfare, cercando di sopperire a tutte le lacune politiche, economiche e sociali dello Stato. Le nuove mafie oggi offrono servizi di ogni specie e genere soprattutto nei momenti di crisi in cui nessuno ha liquidità.

Lei ha anche detto che la forza delle nuove mafie proviene anche dalla cd. area grigia, è davvero così?

Le mafie moderne hanno al loro soldo i migliori professionisti di settore. Avvocati, magistrati, medici, ingegneri, imprenditori. Non sono più solo contigui ma completamente organici all’organizzazione mafiosa. La loro forza è proprio quella di servirsi dei migliori per stare sempre un passo avanti rispetto allo Stato.

La loro transnazionalità deve preoccuparci?

Deve preoccuparci e non poco. Gli Stati non possono più ignorare le nuove sfide poste dal crimine globale che provengono soprattutto dalle infiltrazioni nel sistema economico e finanziario. Le Nazioni, dunque, dovrebbero cominciare ad elaborare efficaci strategie di controllo dell’economia illegale che ruota intorno alla criminalità organizzata transnazionale. Le mafie oggi si consorziano tra loro, di conseguenza gli Stati dovrebbero fare lo stesso e questo oggi purtroppo non accade.

Che cosa bisognerebbe fare per assestare colpi mortali a questa nuova mafia che lei ha descritto?

Considerarla per quello che è: mercatistica, transnazionale e silente. Siamo di fronte ad una nuova mafia con la struttura di una multinazionale che corrompe, ricicla, realizza frodi finanziarie, gode di paradisi fiscali ed ha un sistema bancario proprio. È ormai un fenomeno criminale con estensione globale. Per questi motivi occorrerà intensificare la cooperazione internazionale in materia penale come strumento indispensabile per combattere e prevenire questo tipo di criminalità organizzata transnazionale, la corruzione a essa connessa, il traffico internazionale di stupefacenti, il traffico di esseri e organi umani, la criminalità economico-finanziaria. Questi crimini ormai vanno tutti combattuti secondo regole di extraterritorialità. Penso si debbano sviluppare nuovi programmi e nuove strategie di lotta, preventive e repressive, a livello transfrontaliero. Gli obiettivi di queste azioni devono essere finalizzati a combattere la nuova criminalità organizzata armonizzando la legislazione penale degli Stati membri, migliorando il funzionamento dei sistemi giudiziari e rafforzando lo Stato di diritto. Per ottenere il massimo effetto nella prevenzione e nella repressione al fenomeno dell’attuale criminalità organizzata le strutture giudiziarie nazionali dovrebbero unire i loro sforzi volti all'attuazione coerente delle strategie più adeguate proprio agli sviluppi e alle nuove peculiarità di queste mafie a livello globale.

 

Vincenzo Musacchio, criminologo forense e investigativo. associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). È ricercatore indipendente e membro ordinario dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino nella seconda metà degli anni Ottanta. È tra i più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali. Esperto di strategie di lotta alla corruzione e al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto europeo di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative in ambito europeo.