Tra le molte prommesse elettorali di Trump non potevano mancare le indicazioni di politica estera nei confronti di Israele, nei confronti del quale il neo presidente ha detto di non voler imporre alcun piano negoziale con i Palestinesi, aggiungendo la volontà di cambiar sede all'ambasciata americana, spostandola a Gerusalemme.

Al di là delle tendenze più o meno razziste e antisemite di coloro che formeranno il suo governo, l'elezione di Trump è stata interpretata dalla destra israeliana come più che positiva, una specie di appoggio alla sua politica nei confronti del piano di pace e dell'assegnazione dei territori occupati.

Per i Palestinesi, Gaza, la Cisgiordania e Gerusalemme est dovranno far parte del nuovo Stato palestinese. I falchi israeliani non sono dello stesso parere e, proprio approfittando del "vento" che grazie a Trump avrebbe iniziato a soffiare a loro favore, hanno iniziato a mettere in pratica ciò che da tempo stanno sostenendo, cercando così di favorire la legittimità degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania.

Una decisione della Corte Suprema israeliana del 2014 impone che, entro il prossimo 25 dicembre, gli insediamenti costruiti dai coloni in Cisgiordania vengano evacuati. Il più importante di questi è quello di Amona, ma ne sono stati realizzati decine.

Mercoledì scorso, alla Knesset, la maggioranza di destra israeliana ha approvato in prima lettura la proposta di legge, Regulation Law, che consentirebbe ai coloni israeliani di poter sanare i loro avamposti che non sarebbero così più sgomberati. La legge diventerà definitiva dopo che sarà stata votata per tre volte.

La legge è stata presentata da Naftali Bennett, ministro dell’istruzione e leader del partito ultranazionalista Casa Ebraica. Il primo ministro Netanyahu e il ministro della difesa Lieberman, al momento, hanno preso al riguardo una posizione attendista, mostrandosi vagamente dubbiosi sulla proposta.

Nel frattempo, le organizzazioni che tutelano e promuovono gli interessi dei coloni israeliani, come strumento di ritorsione e pressione sul Governo, hanno iniziato a protestare con Gerusalemme perché renda esecutivi gli sfratti di 72 famiglie palestinesi dall’area di Batan al Hawa, nel quartiere di Silwan, a Gerusalemme est.

Quindi, come appare evidente, nonostante Trump ancora non si sia insediato, già adesso iniziano a definirsi gli effetti delle sue dichiarazioni in campagna elettorale. E, come si vede, non porteranno certo pace e distensione, nonostante le sue rassicurazioni.