Twitter contro l'Isis: rimossi 125.000 utenti
A partire dalla metà del 2015, Twitter ha rimosso oltre 125.000 account, legati in qualche modo al terrorismo internazionale, prevalentemente allo Stato Islamico.
Lo ha annunciato la società di San Francisco in un comunicato pubblicato sul suo blog ufficiale, in cui condanna l'uso della sua piattaforma per promuovere attività terroristiche. Le regole di Twitter non lo consentono, come non consentono alcuna minaccia di violenza. Il comunicato esprime una certa soddisfazione per l'incremento del numero di utenti rimossi, anche se poi ammette che questi continuano a svolgere la stessa attività su altri servizi.
Il social network ha utilizzato sia il fattore umano, con squadre di "specialisti" in Irlanda e negli Stati Uniti, sia strumenti automatici, normalmente impiegati in funzione anti-spam.
Ignorando completamente precedenti dichiarazioni in cui sosteneva che tutti gli utenti potevano esprimere liberamente il loro pensiero, questa volta Twitter si dice particolarmente orgogliosa degli elogi ricevuti dal capo dell'FBI, James Comey, che, già nel luglio 2015, si era congratulato per il duro lavoro svolto nel contrasto al terrorismo.
Segue un elenco di poteri costituiti, quali la Casa Bianca, il ministero della Giustizia australiano, il governo inglese, il primo ministro francese, la Commissione Europea e non ultime le Nazione Unite, con i quali il social network dichiara di collaborare strettamente nella lotta contro gli estremismi violenti.
Viene da chiedersi quale sarebbe stato il comportamento di Twitter e delle altre grandi compagnie high-tech, se negli anni cinquanta e sessanta il governo americano avesse chiesto una collaborazione nella lotta contro i movimenti di liberazione dell'America Latina oppure nella campagna mediatica organizzata dalla CIA in Iran, volta a rovesciare il governo democratico di Mossadeq, che aveva il torto di voler nazionalizzare l'industria petrolifera.
Bisogna guardare in faccia la realtà. Le grandi di Silicon Valley sanno di detenere un potere enorme in termini di condizionamento dell'opinione pubblica e lo stanno esercitando, schierandosi politicamente, con posizioni ben precise, sempre in accordo con l'establishment.
Anche l'Europa non può dormire sonni tranquilli. Oggi, la lotta è contro un nemico comune a tutte le potenze occidentali, ma in futuro? Cosa accadrà (o forse già sta accadendo), nel caso di uno scontro, anche di natura semplicemente economica, che veda Stati Uniti ed Europa schierati su fronti opposti?
Non a caso, recentemente il portavoce della Casa Bianca ha definito le big di Silicon Valley dei "veri patrioti".