Nella circolare del 2 maggio inviata dal ministero dell'Interno ai prefetti, come chiarimento delle norme previste dal dpcm del 26 aprile in merito alle attività sportive consentite a partire dal 4 maggio, è scritto che

"sulla base di una lettura sistematica delle varie disposizioni, suffragata da un orientamento condiviso in sede interministeriale, si ritiene sia comunque consentita, anche agli atleti, professionisti e non, di discipline non individuali, come ad ogni cittadino, l'attività sportiva individuale, in aree pubbliche o private, nel rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno due metri e rispettando il divieto di ogni forma di assembramento".

Il passaggio sopra riportato presente nella circolare del ministero acquisisce il significato di una mediazione per evitare un ulteriore attrito con le regioni, visto che l'ordinanza dell'Emilia Romagna, che prevedeva per l'appunto la possibilità di effettuare nei centri sportivi allenamenti individuali anche per gli atleti di sport non individuali, è stata replicata anche da Sardegna, Lazio e Campania. 

Così alcune squadre di Serie A - tra cui Juventus, Milan, Inter, Napoli - hanno iniziato ad organizzarsi per far riprendere gli allenamenti ai propri tesserati.

Quindi, il calcio riparte prima del 18 maggio? 

Ecco che cosa ha dichiarato sul proprio account Facebook il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, domenica sera, intorno alle ore 21:

«Leggo cose strane in giro, ma nulla è cambiato rispetto a quanto ho sempre detto sul Calcio: gli allenamenti delle squadre non riprenderanno prima del 18 maggio e della ripresa del Campionato per ora non se ne parla proprio.Ora scusate ma torno ad occuparmi di tutti gli altri sport e dei centri sportivi (palestre, centri danza, piscine, ecc) che devono riaprire al più presto!»

La confusione regna sovrana e non si capisce in base a quale criterio, la ministra Lamorgese abbia potuto parlare nella sua circolare di "orientamento condiviso in sede interministeriale". Probabilmente il ministro Spadafora conta quanto il due a briscola e nessuno ha sentito l'obbligo di interpellarlo,  ma allora è meglio che qualcuno glielo spieghi e lo faccia tacere, perché altrimenti la sensazione di caos relativa ai decreti e alla loro messa in atto non può che aumentare.