Si chiama "Giuseppe Quello Là"! C'è lui dietro il videoclip del nuovo singolo di Simone Barotti "Gimme More".
Giuseppe Quello Là (alias Giuseppe Giraldi) è il videomaker del corto che sta aiutando l'ascesa del nuovo singolo di Simone Barotti "Gimme More", cover in rivisitazione Jazz della celebre hit di Britney Spears.
La clip vede il protagonista alle prese con un risveglio "affollato" da più personalità. La lotta tra i vari "sè" dove le sfumature del nostro essere sembrano spingerci verso luoghi differenti ed a volte lontani tra loro.
Giuseppe ha reso in modo magistrale il significato del brano rendendo "visibili" i dubbi ed i tentennamenti nei quali tutti ci possiamo identificare.
Facciamogli allora dieci domande per conoscerlo meglio e capire com'è il suo lavoro
Come nasce la collaborazione con Simone Barotti?La collaborazione con Simone nasce in modo del tutto spontanea, stavamo chiacchierando del più e del meno quando mi confidò che stava lavorando ad una cover. Era un progetto ancora non ben definito e mi disse: "in caso questa cover vada a buon fine, ti andrebbe di realizzare il video?". E qualche mese dopo eccoci qui.
E' la prima volta che si cimenta con un videoclip musicale?A dire il vero si. Ma da grande amante della musica, ho sempre sognato di girare un video clip musicale. Ho sempre fatto video di "travel" "backstage" sul mondo della moda o video divertenti su instagram.
Da dove nasce l'idea del video?L'idea viene dall'ascolto del brano, dalle sonorità, dal beat e dal testo. Il ritornello è come un coro che cresce ad ogni "Gimme more", una sorta di coscienza che chiede sempre di più a noi stessi. Io l'ho interpretata cosi: ti alzi al mattino con tutti i buoni propositi e queste "personalità" sono già li pronte ad aspettarti, ma tu vuoi solo svegliarti prendere un caffè e affrontare la giornata nel miglior modo possibile. Un pò come la società che ci circonda che ci chiede sempre di più.
Come ha accolto Simone la proposta della sceneggiatura? Ha dovuto apporre delle modifiche?Ci incontrammo per una cena e poi gli mostrai lo storyboard delle riprese. Accesi il pc e gli parlai dell idea che avevo in mente e del perchè di quelle inquadrature. Simone accettò senza obiettare, anzi era entusiasta.
Quanto conta la sensibilità artistica nel suo lavoro?Beh la sensibilità nel mio lavoro credo sia il vero fulcro. Mi spiego, non è semplicemente prendere una camera e iniziare a registrare, no. Devi raccontare una storia o ancora più difficile far capire un emozione. E' difficile da spiegare ma chi di solito fa un lavoro artistico deve avere una sensibilità innata quasi ad immedesimarsi nel progetto stesso, solo vivendo un emozione la si può raccontare.
Perché il suo nome d'arte è GIUSEPPE QUELLO LA'?I nomi d'arte a volte non hanno un motivo ben preciso, altre volte invece, il motivo è davvero stupido. Nel mio caso la seconda. Nasce così per gioco su i social.L'idea era quella di identificarmi come "quel tizio che si fa chiamare Giuseppe", volevo trasformare il mio vero nome in nome d'arte. Non so se ci sono riuscito però mi piace.
Collaborerà ancora con Simone in futuro?Perché no? Questa domanda và posta più a lui che a me, visto tutto il trambusto di cambio di vestiti che gli ho fatto fare.
Puo' raccontarci un aneddoto avvenuto durante le riprese del video?Il ballo. in quella scena io volevo che si percepisse la goffaggine di uno che balla dentro casa. Chi non accenna passi di danza dentro casa ascoltando la musica a tutto volume? Se non lo fate non sapete cosa vi perdete! Scherzo... Quando arrivò la fatidica scena Simone era imbarazzato e mi disse: "io non so ballare". E giustamente farlo davanti alla telecamera è ancora peggio, cosi mi immedesimai in uno che si sveglia la mattina ascolta musica e inizia a ballare goffamente accennando passi maldestri e mal riusciti. Mi inventai dei passi facili, et voilà! Chi meglio di uno che non sa ballare per rendere l'idea della goffaggine? E' stato divertente.
Nell'ambiente artistico Simone viene spesso descritto come "un carattere difficile". Con lei ci sono stati problemi o incomprensioni?No nessuna difficoltà o incomprensione è andato tutto liscio. Anzi il clima durante le riprese era tranquillo rilassato e sereno, abbiamo ripetuto più volte alcune scene e Simone non ha mai detto nulla a riguardo. Tanti cambi d'abito alcuni solo per pochi secondi, eppure Simone non ha mai dato cenno di frustrazione o che non lo volesse fare. Ci siamo confrontati su alcune scene che secondo lui era meglio farle in un modo e cosi le abbiamo riadattate.
L'esperienza artistica che piu' l'ha resa orgoglioso del suo lavoro?Era una campagna di riuso di vestiti per una Firma molto conosciuta. Dovevamo far capire a chi guardava quel video tutta una serie di concetti. Valorizzare capi ormai vecchi di anni o semplicemente "della collezione passata" dandone risalto , con tutte le loro imperfezioni dovute agli anni trascorsi nel cassetto o nell'armadio. E' stata davvero una bella esperienza e una bella sfida. Ebbe gran successo il progetto.
Non ci resta che goderci il videoclip! G.R.