48 ore per il redde rationem
Domani, lunedì pomeriggio, il professor Draghi darà il via al secondo giro di consultazioni e per partiti e movimenti politici sarà il momento del redde rationem.
Le sceneggiate con annesse capriole che più o meno tutti, con la sola chiara eccezione di Fratelli di Italia, hanno recitate per offrire la loro totale disponibilità all’ex presidente BCE, saranno sottoposte alla prima vera prova.
Molto probabilmente, infatti, il professor Draghi si avvarrà del secondo giro di consultazioni per presentare alle delegazioni le linee guida di quello che sarà il suo programma di governo.
Considerando i tempi molto stretti con cui è modulata la seconda tornata di incontri è realistico ipotizzare che non ci potrà essere spazio per un confronto ma sarà solo il Premier incaricato a presentare il suo progetto.
Sarà intrigante scoprire se, dopo questi nuovi incontri, le delegazioni dei partiti si presenteranno in sala stampa sempre sicure di sé ed altrettanto disponibili.
Ad esempio: se il farisaico Matteo Renzi dovesse rendersi conto che il programma dell’eventuale governo Draghi non preveda nè il MES né l’abrogazione della prescrizione riformata, ribadirebbe la sua appassionata disponibilità?
Come spiegherebbe al suo 2% di seguaci che dopo aver sfiduciato il “Conte 2” si ritrovi in mano solo un pugno di mosche?
Ed il M5S assicurerebbe a Draghi leale disponibilità se nelle linee programmatiche del governo non fosse previsto ancora il catastrofico reddito di cittadinanza?
Così come sarebbe imbarazzante per Salvini spiegare ai “padani duri e puri” che lui ha dovuto fare quelle piroette, per loro incomprensibili, solo perché “preferisco decidere l’uso dei 200 miliardi piuttosto che stare fuori ad assistere”.
Non solo il capitano dovrà far digerire il rospo Draghi ai “padani duri e puri”, ma dovrà anche imporre loro di non inveire più contro l’Europa, di accogliere i migranti come fratelli, di dimenticare i decreti sicurezza, di essere orgogliosi dell’euro, di prendere atto che la flat tax è una boiata, di censurare ogni segno nazifascista, e via dicendo...
Ma nel caso dovesse scoprire invece, che pur partecipando al governo non avesse alcuna possibilità di “decidere l’uso dei 200 miliardi” ripeterebbe ancora di essere in perfetta sintonia con il pensiero dell’ex presidente della BCE?
Forse ad uscire meno turbati da questo secondo incontro potrebbero essere i delegati del PD, a meno che non intuiscano che nelle intenzioni di Draghi ci sia una significativa presenza leghista nell’esecutivo.
È probabile, comunque, che tra 48 ore l'ottimistica istantanea di queste ore presenti le prime crepe.