Questa la più recente dichiarazione rilasciata a Rai News 24 dal ministro della Salute, Roberto Speranza, sul contagio da coronavirus:
«È una battaglia che è ancora nel suo pieno, non ci può essere alcun elemento di sottovalutazione. Va affrontato tutto con il massimo del rigore e della serietà. I sacrifici hanno dato dei risultati, ma dobbiamo andare avanti perché è l'unica strada che al momento dà certezze.Il tasso del contagio in questo momento è molto più basso di prima. Questo è un piccolissimo segnale che però ci dice che la strada del distanziamento sociale funziona ed è in questo momento l'unica arma di cui disponiamo. Il vaccino sarà l'arma definitiva, ma al momento non è disponibile.Per la "fase 2" ci sarà bisogno di grande gradualità e prudenza, è l'unica strada possibile. Senza vincere la battaglia sanitaria non ci potrà essere ripartenza».
Il premier Conte, qualche giorno fa, aveva definito la fase attuale (di totale chiusura) che stiamo vivendo come fase 1, mentre il ritorno alla completa normalità (rappresentato dalla disponibilità di un vaccino o di una cura per la Covid-19) è stato indicato come fase 3. Pertanto, la fase 2 indica una terra di mezzo tra l'emergenza e la normalità.
Stabilito questo punto, peraltro scontato, vediamo in che cosa consiste questa fase 2 e come si concretizzerà.
Le misure della fase 1 sono state pensate e applicate per limitare il contagio e consentire di curare - nei limiti del possibile - il più alto numero di persone, in attesa di un vaccino che possa farci ritornare alla normalità.
Tutto è determinato dal cosiddetto fattore R (Rate), che rappresenta il tasso di contagio. All'inizio, in un paese dove non sono state prese misure di contenimento R si colloca tra 2 e 3, il che significa che una persona contagiata può trasmettere la Covid-19, in media, ad altre 2 o 3 persone.
Quindi, finché R è maggiore di 1, l'infezione cresce esponenzialmente, se è minore di 1, si esaurisce.
Per portare il fattore R ad un valore negativo, si è deciso di utilizzare la strategia del pugno di ferro: tutti a casa e si esce solo per fare ciò che è essenziale e consentito. Quando R sarà negativo, allora inizierà la fase 2, con le misure attuali che saranno gradualmente ridotte e si potrà riprendere, con molte limitazioni, una vita vagamente normale. Saranno però i cosiddetti esperti ad elencare ciò che sarà possibile e non possibile fare, anche in base al costo economico e sociale delle scelte, tenendo conto che un pieno ritorno alla normalità significherebbe un ritorno quasi immediato dell'epidemia.
Pertanto nella fase 2, che da alcuni è stata definita del "balletto" per distinguerla da quella del "pugno di ferro". Potremo uscire di casa, meglio con la mascherina e mantenendo una distanza minima dalle altre persone. Potremo andare nei ristoranti, ma solo se questi applicheranno determinate cautele, e potremo forse andare al cinema, ma solo ad un metro di distanza da altri spettatori... insomma, il ritorno alla normalità sarà rappresentato da una normalità apparente che sarà probabilmente diversa da nazione a nazione.
In questa fase, inoltre, potrebbero essere applicate misure di controllo a tappeto - esami del sangue o tamponi - e misure drastiche di contenimento su eventuali nuovi contagiati.
Questo periodo del cosiddetto balletto potrebbe durare fino all'arrivo del vaccino (fase 3) solo se il numero di contagiati non riprenderà nuovamente a crescere. Infatti, quello che non va dimenticato è che il coronavirus continuerà a circolare e ad infettare nuove persone. Nel momento in cui l'epidemia dovesse riprendere, automaticamente - in alcune aree o in tutto il Paese - scatterebbe immediatamente il pugno di ferro, la chiusura totale, con la ripetizione di quello che stiamo vivendo adesso.
Pertanto, dobbiamo entrare nell'ordine di idee che anche nella fase 2 ci sarà imposto uno stile di vita un po' anomalo, finché non sarà disponibile una cura o un vaccino per il Sars-CoV-2.