Sui social, soprattutto su Telegram, si moltiplicano post che annunciano manifestazioni e blocchi per venerdì 15 ottobre, primo giorno che prevede l'obbligatorietà di avere il Green pass per accedere al luogo di lavoro.

Portuali e camionisti, i più attivi nell'annunciare blocchi e manifestazioni nel caso non venisse revocato. I portuali di Trieste, nelle ultime ore, sono saliti alla ribalta delle cronache per aver sottolineato che il blocco delle operazioni nel porto per venerdì sarà effettuato non solo dai no Green pass, ma anche, per solidarietà, dai colleghi vaccinati.

"Siamo disposti ad andare avanti fin quando il green pass non verrà tolto", ha detto a Rainews, Stefano Puzzer, portavoce del coordinamento dei lavoratori portuali di Trieste. "E’ ora di fermare l’economia che forse è l’unico segnale che possiamo dare a questo stato, per fargli capire che ci sono tante persone in difficoltà, tante persone che rimarranno senza uno stipendio, e solo perché hanno esercitato una scelta libera quella di non farsi il vaccino. Adesso mi sembra ben chiaro che questo passaporto verde è solamente una manovra economica non sanitaria. Se oggi non ci saranno novità e il decreto non verrà ritirato domani bloccheremo il porto di Trieste, sia in entrata che in uscita". 

Una protesta che, sempre secondo, sarà seguita anche dai portuali di altre città. Comunque, nei porti di Trieste e Monfalcone, per ora è confermato uno sciopero dal 15 al 20 ottobre.

Da considerare, inoltre, che chi non ha il Green pass sarà considerato assente ingiustificato e non riceverà più lo stipendio fino all'acquisizione della certificazione. Questo durerà perlomeno fino al 31 dicembre, data in cui è stata fissata la fine dello stato di emergenza sanitaria.

Tra aziende pubbliche e private vi è un'unica differenza. Nel settore pubblico chi non ha il Green pass è ritenuto "assente ingiustificato" e dopo il quinto giorno di assenza il rapporto di lavoro è sospeso, nel privato la sospensione sarà immediata. In ogni caso, non sono previste conseguenze disciplinari o licenziamenti.  Va però aggiunto che la sospensione inciderà anche su ferie e contributi previdenziali.

Infine, solo per il settore privato, le aziende con meno di 15 dipendenti potranno sostituire temporaneamente il lavoratore privo di certificato verde. 

La sospensione senza stipendio dei lavoratori senza Green pass, va considerato, potrebbe avere come conseguenza anche un aumento notevole e continuato di manifestazioni e blocchi in tutto il Paese... non è che quelle persone rinuncino ad uno stipendio in caso di protesta. Chissà se questo aspetto è stato considerato e valutato dal Governo.

Ma la protesta per il Green pass obbligatorio ha sicuramente altre matrici e altri scopi diversi da quelli relativi al mondo del lavoro e delle sue problematiche come dimostra uno dei tanti comunicati che circolano in queste ore e di cui riportiamo un esempio:

Green pass, Crepaldi (ACE): “Bene sciopero portuali Trieste, si uniscano tutti i lavoratori italiani anche in possesso di ‘tessera verde’”Roma 14 ottobre. “Ringraziamo i nostri eroi nazionali, i portuali di Trieste e quelli di altre città che seguiranno il loro esempio, per il blocco a oltranza del  luogo di lavoro, nonostante l’ illegittimità sancita nei confronti della  saggia scelta che hanno assunto.  E’ fondamentale che tutti i lavoratori italiani, compresi coloro che sono in possesso della ‘tessera verde’, partecipino allo sciopero nazionale che proseguirà fino a quando Palazzo Chigi non ritirerà l’ incostituzionale provvedimento. La parola “democrazia” deriva dal greco démos – kràtos (cioè “governo del popolo). Il braccio di ferro, lanciato da Mario Draghi insieme ai suoi ministri contro la maggioranza degli italiani, sarà quindi certamente vinto dai cittadini”. Lo dichiara in una nota il presidente di Azione Cristiana Evangelica,  Adriano Crepaldi, associazione radicata in 20 regioni, 35 province e in contatto con molte delle 6.010 chiese evangeliche e altre confessioni cristiane in Italia (cattolici, ortodossi e anglicani). A.C.E.  collabora politicamente con Fratelli d’ Italia, partito di Giorgia Meloni.