Un collegamento lega il fenomeno tra urbanizzazione e malattie croniche non trasmissibili, come appunto diabete e obesità. Esiste, infatti, una "suscettibilità genetica" che porta a sviluppare questo tipo di malattie a cui si associano anche fattori ambientali legati allo stile di vita.

E così, oggi, vediamo che il 64 per cento delle persone con diabete, circa 246 milioni, vive nelle città. Come combattere il fenomeno? La principale arma è la prevenzione, con il cambiamento di quei fattori ambientali, educativi e culturali che la favoriscono. Per questo motivo è nato Cities Changing Diabetes®.

Cities Changing Diabetes® è un laboratorio di ricerca che coinvolge alcune tra le primncipali metropoli nel mondo - Houston, Copenhagen, Tianjin, Shanghai, Vancouver, Johannesburg, Città del Messico e di recente anche Roma - nato per comprendere come l’ambiente urbano riesca a favorire, tra le malattie croniche, l'insorgere del diabete di tipo 2 e le sue complicanze.

Il programma Cities Changing Diabetes®, il 5 dicembre, ha fatto tappa a Torino con la seconda edizione del Forum “Sustainable cities promoting urban health”, organizzato dall’Ambasciata di Danimarca in collaborazione con la Città di Torino e con il patrocinio di Istituto superiore di sanità, SDU-National Institute of Public Health di Danimarca, ANCI-Associazione nazionale comuni italiani, la corrispondente associazione danese KL, Health City Institute, Danish Healthy Cities network, Municipalità e Università di Aalborg.

La scelta del capoluogo piemontese non è stata casuale. Infatti, nell’area metropolitana di Torino, secondo le elaborazioni di Health City Institute ricavate da dati ISTAT, risiedono circa 121mila persone con diabete. Torino occupa, in termini assoluti, la quarta piazza nella graduatoria della città metropolitane italiane per popolazione residente colpita dalla malattia – dopo Roma, Napoli e Milano.

Però, Torino è al primo posto tra le città del Nord Italia in termini percentuali. Infatti, a confronto con Milano che la precede nella classifica con poco più di 144 mila residenti con diabete su oltre 3,2 milioni di abitanti - pari al 4,5 per cento della popolazione -, le persone con diabete dell’area metropolitana torinese corrispondono invece al 5,3 per cento dei quasi 2,3 milioni di residenti.


Di seguito alcune delle considerazioni espresse durante il convegno.

Erik Vilstrup Lorenzen, Ambasciatore della Danimarca: «Nel 1960 un terzo della popolazione mondiale viveva nelle città. Oggi si tratta di più della metà e nel 2050 sarà il 70 per cento. Allo stesso tempo, circa 400 milioni di persone soffrono di diabete e si prevede un aumento fino a 600 milioni nel 2035. Il compito è chiaro: per combattere il diabete è necessario aumentare l’attenzione sulla salute e sullo sviluppo urbano in modo da creare "città vivibili".

In breve, dobbiamo creare un ambiente urbano che promuova la salute come una parte fondamentale dell’infrastruttura e delle funzioni delle città. In Danimarca abbiamo una grande esperienza nel rendere le città più vivibili, grazie a un approccio multidisciplinare che coinvolge molti stakeholder: la società civile, l’ente di edilizia residenziale pubblica, la scuola, le associazioni di pazienti e tanti altri.»


Chiara Appendino, sindaco di Torino: «La nostra città è lieta di ospitare la seconda edizione di questo forum internazionale dedicato alla promozione della salute in contesto urbano. Quello della tutela della salute, insieme alla salvaguardia dell’ambiente, rappresenta una priorità anche per le politiche di chi è chiamato ad amministrare le città, soprattutto quando si tratta di centri a dimensione di metropoli.

Come amministratori pubblici dobbiamo sempre tener conto – aggiunge Chiara Appendino – che ogni scelta, ogni intervento in tema di urbanistica, di viabilità, di welfare o in altri ambiti, deve essere attuato facendo in modo che qualunque sia lo scopo del provvedimento, esso si integri con l’obiettivo di garantire maggiore benessere alla comunità cittadina, anche dal punto di vista della tutela della salute.

È molto importante che i Comuni assicurino collaborazione e sostegno a enti e istituzioni che investono in ricerca e svolgono attività di informazione e sensibilizzazione su cure, modalità di prevenzione e sulla promozione di stili di vita corretti, che possano contribuire a ridurre la possibilità di ammalarsi.»


Roberto Pella, Vicepresidente vicario ANCI: «È una tendenza che, di fatto, in questi ultimi 50 anni sta cambiando il volto del nostro pianeta e che va valutata in tutta la sua complessità. Grandi masse di persone si concentrano nelle grandi città, attratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente, e la popolazione urbana mondiale cresce anno dopo anno. Le città stesse ed il loro modello di sviluppo devono essere quindi oggi in prima linea nella lotta contro le criticità connesse al crescente inurbamento e, ovviamente, la salute pubblica occupa fra queste un posto di primaria importanza.»