Esteri

Antisemitismo, un immorale gioco di prestigio che ha permesso ad Israele di promuovere apartheid e genocidio

Secondo la vulgata, per la quasi totalità della stampa e del mondo politico - a qualunque latitudine, non solo in Italia - non è ammissibile denunciare i crimini commessi dallo Stato di Israele che, forse per diritto divino, qualunque cosa faccia pare esser giustificato nel compierla.

Pertanto, qualunque azione che commessa da altri venga etichettata come crimine, nel caso che a compierla sia Israele allora tale azione deve comunque esser giustificata! Di conseguenza, chiunque accusi lo Stato ebraico di essere uno Stato criminale, uno Stato canaglia, automaticamente viene etichettato come antisemita, cioè "contrario, avverso agli Ebrei e alle loro istituzioni" (Treccani). Un'etichetta che viene poi servita all'opinione pubblica per far credere che chiunque denunci i crimini commessi da Israele stia di conseguenza mentendo.

Questo immorale gioco di prestigio cui si sono finora prestati giornalisti e politici - sia di destra che di sinistra in ogni parte del mondo - con il supporto delle comunità ebraiche internazionali, ha permesso a Israele di mettere in atto e promuovere un regime di apartheid e, da nove mesi, un vero e proprio genocidio... sia a Gaza che in Cisgiordania.

Per motivi di pura convenienza personale e per scelte geopolitiche, le cosiddette democrazie occidentali hanno pertanto chiuso gli occhi e voltato la testa ai crimini di Israele che, in funzione di ciò, continua nelle proprie azioni criminali, senza riguardo alcuno del diritto internazionale del diritto umanitario.

Delle quasi 150mila vittime (tra morti e feriti) di cui Israele si è reso responsabile dal 7 ottobre ormai lo sanno anche i muri... nonostante ciò lo Stato ebraico continua a perseguire le proprie politiche, negando ogni evidenza.


Disattendendo per l'ennesima volta le regole del diritto internazionale (e di quello umanitario), l'esercito israeliano - secondo l'Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA) - ha costretto circa 250.000 palestinesi a fuggire nuovamente da Khan Yunis.

"Solo poche settimane dopo che le persone sono state costrette a tornare nella devastata Khan Yunis, le autorità israeliane hanno emesso nuovi ordini di evacuazione per quell'area", ha affermato l'UNRWA su X. "Ancora una volta, le famiglie affrontano uno sfollamento forzato. Stimiamo che 250.000 persone dovranno fuggire. Anche se nessun posto è sicuro a Gaza".

L'esercito di occupazione israeliano ha intimato ai residenti di evacuare diverse zone a est di Khan Yunis, definendole pericolose zone di combattimento. I residenti hanno ricevuto una telefonata di avvertimento dall'esercito di occupazione israeliano, che comunicava che avrebbero iniziato immediatamente a operare con "estrema forza".

Faraj al-Samouni, tra i 55 palestinesi rilasciati lunedì dopo mesi di detenzione in Israele, ha descritto le sofferenze che devono sopportare i detenuti nelle carceri israeliane:

"Vorrei che nessuno dei detenuti dovesse sottoporsi agli interrogatori", ha detto, sforzandosi di descrivere la sua esperienza. "Non è altro che tortura assoluta; tormento totale. Che Dio aiuti quei detenuti interrogati dal servizio di sicurezza interna di Israele. Torturati, picchiati... anche sui genitali. Abusati verbalmente e fisicamente... solo Dio lo sa. Per l'amor di Dio, liberateli e liberateli da quell'inferno".

Al-Samouni ha affermato che le condizioni all'interno delle celle della prigione dove era rinchiuso erano "inimmaginabili".

"Tra i detenuti si sono diffuse molte malattie. Circa 30 sono tenuti in una cella. I nostri corpi sono afflitti da ascessi, rogna, cancrena. Ci veniva data solo una tazza di riso al giorno, un pezzo di pomodoro e un pezzo di cetriolo, con una piccola pagnotta di pane".

Israele afferma di rispettare il diritto internazionale in base a come tratta i detenuti, ma altri palestinesi rilasciati di recente hanno fornito resoconti simili a quello di al-Samouni.

"Anche coloro che sono stati detenuti per più di 10 anni sono stati privati ​​dei loro diritti e molti sono stati uccisi durante gli interrogatori", ha affermato il direttore dell'ospedale al-Shifa, Muhammad Abu Salmiya, in una conferenza stampa dopo il suo rilascio. "A molti membri del personale medico arrestato sono stati negati cibo, acqua e medicine. Gli israeliani non hanno linee rosse. Trattano i detenuti come se fossero oggetti, non esseri umani. Perfino i medici israeliani sono coinvolti nei pestaggi".


Infine per capire il grado di "democrazia" che anima lo Stato ebraico, la Commissione Affari Esteri e Difesa della Knesset sta valutando la possibilità di accorpare tre proposte di legge volte a ridurre significativamente le attività dell'UNRWA.

Il primo disegno di legge, proposto dal parlamentare del Likud Boaz Bismuth, mira ad impedire all'organizzazione di operare sul territorio israeliano e di fatto cancellerebbe la sua presenza a Gerusalemme. La seconda, promossa dalla parlamentare di Yisrael Beytenu Yulia Malinovsky, etichetterebbe l'UNRWA come organizzazione terroristica e imporrebbe a Israele di interrompere i legami con essa. La terza proposta, avanzata dal parlamentare Ron Katz di Yesh Atid MK, priverebbe il personale dell'UNRWA delle immunità e dei privilegi legali garantiti al personale delle Nazioni Unite in Israele, come l'esenzione dalle tasse sulla proprietà.



Crediti immagine:  x.com/ApartheidReview/status/1808095563491000616/photo/1

Autore Ugo Longhi
Categoria Esteri
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