"Siamo l’ultimo Stato del G7 per spesa sanitaria, tra gli ultimi degli OCSE. In un Paese che spende così poco per garantire ai propri cittadini una sanità adeguata e quindi un diritto fondamentale si sgretolano i pilastri della società. Mentre parliamo della giacca della Meloni o delle bravate degli influencer, questo è quello che sta accadendo in Italia: stiamo perdendo la democrazia e lo Stato sociale".

Così il leader di Azione, Carlo Calenda ha introdotto l'evento di partito che si è tenuto ieri a Roma cui sono intervenuti Alessio D'Amato e Walter Ricciardi per ribadire ancora una volta che lo stato disastroso in cui versa il nostro servizio nazionale è una scelta politica, non un’emergenza del momento.

"Noi, da quando siamo nati nel 2019 - ha affermato Calenda -, diciamo che la prima emergenza del Paese è la sanità. Ci sono due milioni di poveri sanitari, persone che non si possono curare, 10 milioni di prestazioni arretrate. ...  Noi parliamo di tutto, ogni giorno troviamo un casus bellis. Questa è la cosa che sta impoverendo un Paese che è fatto di anziani. Nessuno ne parla, oggi siamo qui a dire che questa è la vera emergenza, insieme ad Alessio d'Amato che si candiderà alle europee per Azione e ha fatto il miglior piano vaccinale di tutte le Regioni italiane sotto pandemia".

"Oggi - ha poi spiegato D'Amato, candidato di Azione alle prossime elezioni europee - la priorità dev'essere rilanciare e investire sul nostro servizio sanitario. Azione ha fatto di questa battaglia la propria missione. Serve un nuovo piano per rilanciare il nostro servizio sanitario. La situazione è al collasso e se non si interviene subito sulle liste d'attesa e sulle nuove assunzioni di medici e infermieri, il rischio concreto è di perdere definitivamente il Ssn nel disinteresse generale.L'Europa sociale. È il primo tema da portare in Europa. Abbiamo bisogno di investimenti per rafforzare il nostro sistema del welfare che nasce in Europa 82 anni fa con lord Beveridge per una grande intuizione di un conservatore liberale ma con idee che guardavano al futuro. Credo che bisogna trarre molto da quell'insegnamento".

"In questo momento - ha detto Walter Ricciardi, docente di Igiene all'Università Cattolica di Roma e responsabile sanità di Azione -  fatto 100 il numero dei medici che lavorano all'estero e non nella propia nazione, il 45% è italiano. Sono medici che sono andati via dall'Italia, mentre noi dobbiamo riportarli e rimettere la sanità al centro. Dobbiamo assumerli, motivarli e formarli perché la medicina è sempre in evoluzione. Ma anche remunerarli adeguatamente.La crisi della sanità pubblica italiana va affrontata - ha concluso Ricciardi - altrimenti si creerà un doppio binario, un Servizio sanitario nazionale debole e per poveri e un altro per chi potrà pagarsi le cure. Noi non vogliamo che alcuni cittadini non accedano più alla sanità pubblica. Servono - suggerisce - 5 miliardi in più all'anno per il Fondo sanitario per rilanciare il Ssn".

Oggi, sempre in tema di Sanità, Calenda ha parlato della fuga dei medici:

"Tra i tanti luoghi comuni sbagliati sull’Italia c’è quello sul basso numero di laureati in medicina e di infermieri diplomati. La realtà è che siamo ai primi posti nel mondo in rapporto alla popolazione.Il problema è che a causa dei salari molto più bassi rispetto agli altri ne abbiamo persi quasi 200.000 in vent’anni. La fuga dei cervelli ha colpito a morte la sanità.Quando un paese perde i medici, dopo aver erogato un’istruzione che vale duecentomila euro, vuol dire che è al fondo del barile.Ingegneri, medici, ricercatori, fisici, matematici, biologi.. Siamo davanti al più grande fenomeno di depauperamento della ricchezza nazionale mai avvenuto nella nostra storia. Le ricadute sono incalcolabili. Le economie avanzate e il benessere sociale crescono per effetto del capitale intellettuale e creativo. Noi lo abbiamo in gran parte perduto mentre parlavamo d’altro.E continuiamo a parlare d’altro. Ad esempio parliamo di rimuovere il numero chiuso a medicina. Un provvedimento che farebbe esplodere le Universita’ senza risolvere il problema.Aumentare la capacità di formazione e pagare meglio infermieri e medici è ciò che dovremmo fare. Ma preferiamo sempre la strada del populismo. È la nostra condanna".