La Danimarca cerca una nuova stabilità politica dopo le elezioni del 1° novembre, dalle quali è uscita una maggioranza risicatissima.
Si è confermata al potere la coalizione di sinistra della premier uscente Mette Frederiksen, la cui presa sul Parlamento è però fortemente indebolita: è molto probabile che su diverse questione sarà costretta a cercare voti anche fra i partiti di opposizione, pena la bocciatura sicura dei progetti di leggi.
Dalle urne, infatti, è uscito un Folketing spaccato a metà fra il blocco “rosso” di governo e quello “blu” di opposizione: a far prevalere di pochissimo il primo sono stati i cosiddetti “seggi del Nord Atlantico”, ossia quelli delle isole Faroe e della Groenlandia.
I deputati di queste nazioni costitutive del Regno di Danimarca appartengono a partiti della coalizione di sinistra, ma il loro appoggio al probabile nuovo governo Frederiksen non è scontato.
In particolare le due deputate groenlandesi, confermate nel loro seggio, hanno dichiarato di avere come priorità le istanze dell’isola: sulle questioni prettamente danesi, invece, Aki-Mathilda Høegh-Dam del partito “Siumut” dice che voterà scheda bianca, mentre Aaja Chemnitz di Inuit Ataqatigiit cercherà di volta in volta un accordo col governo.
Peraltro, fra le due non vi è simpatia reciproca, ma freddezza e accuse: sono stati i colleghi di partito e gli elettori a invitarle a trovare un modo per cooperare: si sono perciò incontrate per un primo vertice groenlandese a Copenhagen, ma non hanno rivelato i dettagli del loro colloquio, anche se si sa che hanno discusso su come rendere la Groenlandia più presente nell’agenda del prossimo governo.