Sempre più drammatica la situazione in Italia, sul fronte suicidi delle divise. Ieri al termine del proprio turno, Fabrizio L., agente della Polizia di Stato in forza al Servizio Immigrazione del Commissariato Monteverde di Roma, ha brandito l'arma di ordinanza lasciandosi esplodere un colpo alla testa.
Tutto ciò avveniva in pubblica via. Prontamente soccorso e trasportato all'Ospedale S. Camillo, è deceduto questa mattina.
Alla famiglia, agli amici, ai colleghi ed al Corpo, la nostra vicinanza ed il più profondo cordoglio a nome di tutti noi.
Così, il Segretario Generale FNL Lazio, che pone una riflessione su come quanto accaduto non si tratti di un fatto isolato, ma di un malessere che coinvolge sempre più persone.
Il suicidio di oggi, è purtroppo il 60° fra uomini e donne in divisa che continuano, giorno dopo giorno, a servire questo paese, finché qualcosa in loro non li porta a compiere simili gesta. Una situazione che diventa ogni giorno sempre più allarmante, con ben 10 suicidi in meno di un mese, ricorda l'esponente sindacale. Il 24 settembre erano 50 casi in 9 mesi, oggi siamo giunti drasticamente a 60, nelle sole Forze dell'Ordine dello Stato, senza tenere conto delle Guardie Giurate ed altre Figure Professionali operanti nel settore della Sicurezza.
Ma anche nella Capitale la situazione non è delle migliori. Soltanto 10 giorni fa, l'ultimo triste addio, poneva fine alla sua esistenza, il Funzionario del NOCS (Nucleo operativo centrale di sicurezza), reparto speciale della Polizia di Stato, Ivano D. M., suicidandosi presso la propria abitazione e lasciando una moglie e tre figli piccoli.
È tempo di agire, non si può restare inermi dinanzi a pezzi dello Stato che si sgretolano, nel silenzio più totale, è evidente che vi sia un problema e come tale, ritengo vada affrontato e risolto, non è possibile continuare così.
Non è possibile restare inermi dinanzi a tanto dolore e tanta sofferenza. Chiedo che le preposte adottino provvedimenti a riguardo, favorendo anche corsi e quant'altro occorrente, per esorcizzare lo stress a cui si è quotidianamente sottoposti durante l'espletamento del proprio servizio, affinché non ci siamo più figli, sorelle, fratelli, ed amici che debbano riporre la loro unica speranza, in simili gesta.