Quando il M5S ottenne il successo elettorale nel 2018, la risposta del “Sistema” fu immediata, se ne occuparono tutte le principali testate giornalistiche a far arrivare il messaggio: “Ci penseranno le banche ad insegnare agli italiani come si vota”.  La prima etichetta di incapaci ed incompetenti se la sono presa gli elettori che avevano votato il Movimento. Devo dire che i 5S ci hanno reso la vita pubblica molto interessante, questi due anni sono stati più emozionanti di un “thriller” di squallida fattura, dai contenuti altamente traumatizzanti: non ho mai assistito a tanti accoltellamenti alle spalle, campagne diffamatorie, calunnie, volgarità, depistaggi, manipolazioni, ricatti, tradimenti e chi più ne ha più ne metta in un arco così breve di tempo, neanche ai tempi di “Belzebù” (affettuoso nomignolo per indicare Andreotti). Alla fine la testa del premier Conte è finita sulla picca.

Con il cadavere ancora fresco e l’entrata in scena del suo sostituto viene intervistato Vittorio Feltri che con i governi Conte è stato sempre spietato, ho avuto il piacere di vederlo in un’intervista-video sconcertato e di sentirlo esprimere la sua opinione in merito alla “santificazione” dell’allora candidato premier dato al 71% e l’ex premier che dal 67% era sceso nell’oblio più assoluto. Lui che aveva preso ad “accettate” ogni iniziativa dei due precedenti governi 5S (la definizione più tenera era stata incompetenti) si trovava a chiedersi come mai Draghi senza ver mosso un dito, solo con la sua presenza aveva scatenato l’entusiasmo di tutta la stampa che lo acclamava come il salvatore della patria, colui che solleverà i destini non solo delle attuali generazioni ma soprattutto di quelle future (ho i miei dubbi). Il buon giornalista si domandava come potevano accadere questi ribaltoni, strano visto che nella sua lunga carriera non si è mai tanto curato di uscire dalle linee editoriali dei padroni del vapore per i quali ha sempre lavorato pena la cacciata con tanto di messa alla gogna: un esempio per tutti Indro Montanelli, uomo di destra ma giornalista obiettivo, quando ha dovuto scegliere da che parte stare ha sbattuto la porta in faccia a Berlusconi e nonostante la sua veneranda età ha ricominciato tutto daccapo.

Questi “messaggi” indicavano che l’ascesa di un simile personaggio non era solo farina del sacco nostrano ma superava i confini nazionali: come fa a scendere lo spread quando la famiglia Agnelli ha ceduto la maggioranza azionaria della Fiat ai francesi? Un paese che viene sistematicamente svuotato economicamente a favore di altri paesi stranieri (soprattutto Francia) il cui debito pubblico è stratosferico la diminuzione dello spread è una forzatura per non dire una presa in giro per i risparmiatori ai quali Salvini & C. avevano detto che l’Italia aveva risparmiato un bel po’ di milioncini di euro e il loro futuro era salvo e ben custodito perché tutta la faccenda non gliela avevano spiegata bene. Per non parlare dell’operazione che sta conducendo Del Vecchio: con le solite “scalatine” azionarie nel sistema bancario sta mettendo nelle mani dei francesi il debito pubblico italiano. Macron difende il sistema economico nazionale con le unghie e con i denti, operando senza problemi acquisizioni di comparti economici italiani che ci porteranno destabilizzazione e povertà. Se poi consideriamo che l’imprenditoria del nord opera a danno della piccola e media impresa del centro sud per avere spazio in concorrenza con gli investimenti di denaro sporco ci vuole poco a capire che futuro ci aspetta.

La chiave di lettura di quello che sta accadendo oggi nel centro sud dell’Italia risiede in quel “patto” concluso nel 1992 siglato con la morte di Falcone e di Borsellino e l’ascesa di Berlusconi. Il processo che si è concluso non ha dato tutte le risposte necessarie per far chiarezza infatti nel dispositivo i giudici chiedono ulteriori approfondimenti lasciando aperta la questione principale dei mandanti e degli interessi che hanno giocato un ruolo determinante e che ha cambiato il corso della nostra storia.

Che un patto scellerato ci sia stato non c’è ombra di dubbio e che sul piatto di quell’infame accordo ci sia andato a finire il centro sud del Paese lo constatiamo noi cittadini ogni giorno che ci viviamo e che dobbiamo subire ricatti e prepotenze con la “benedizione” delle forze dell’ordine e delle procure di zona sempre più impropriamente presenti nella vita politico/amministrativa dei vari comuni. Occorre ritornare agli anni '60 per capire che la sinfonia è sempre la stessa anche se il direttore e l'orchestra cambiano.

Quando Kennedy venne eletto presidente degli Stati Uniti capì che per risolvere il problema del comunismo in Italia bastava un po' di benessere: era per fame che gli italiani partivano con una valigia di cartone legata con gli spaghi per lavorare nelle miniere di carbone in Belgio; in Germania vi erano i cartelli che vietavano l’accesso negli esercizi pubblici agli italiani e ai cani; ero piccola quando fu l’ucciso un operario italiano a calci. Non avevano cultura ed erano poverissimi per questo venivano utilizzati nei lavori più umili e rischiosi. La rimessa degli emigranti però rappresentava un’entrata notevole per lo Stato italiano, era moneta pregiata.

In questo contesto si inseriva Enrico Mattei che aveva ricevuto l’ordine di liquidare l’ENI ma si rifiutò e iniziò a sviluppare un’economia industriale a capitale pubblico ma operando con le regole del libero mercato. Aveva ereditato un paese distrutto, indigente e semi analfabeta e, aiutato dalla politica di Kennedy, dette vita al miracolo economico degli anni 60, creando un patrimonio statale che doveva rappresentare una garanzia per le future generazioni: fu ucciso dai francesi con l’aiuto degli italiani. Sono stati Francia, Inghilterra e Germania a decretare la liquidazione di un patrimonio costruito con il denaro e il lavoro degli italiani che non contavano nulla; sono stati i mercenari posti a capo dei vertici di uno stato/farsa a promuovere l’acquisizione a costi di “saldo” da parte di entità straniere e non amiche del nostro Paese e del gotha economico del settentrione. Al momento dell’asta venivano puntualmente provocate delle oscillazioni di mercato che determinavano un notevole deprezzamento dei beni a favore degli acquirenti: l’oro venduto al prezzo del rame. Per la stessa ragione la candidatura del premier che si rifiutò di aiutare il governo Conte è salutata con un abbassamento dello spread che in termini pratici ai risparmiatori italiani non ha regalato alcun vantaggio: questi imbonitori ci mostrassero fisicamente i milioni di euro che abbiamo risparmiato così potrebbero destinarli ai ristori della piccola e media impresa e al reddito di cittadinanza; non lo possono fare perché è tutta una balla. L’aspetto tragico è che nel 2021 d.C. una mega presa in giro del genere ancora funziona.

Questo strano governo dei migliori, dei salvatori ecc. ecc. mi evoca il rapporto tra cavallo e cavaliere, perché l’animale ubbidisca al padrone questi ne deve conquistare la fiducia attraverso un rapporto diretto e costante: lo cura, lo nutre, lo pulisce, lo cavalca divenendo con il tempo una cosa sola, solo a quel punto inizia l’ammaestramento che consiste di fargli fare degli esercizi per sua apparente libera scelta e per fiducia nel suo padrone.  Insieme possono conquistare il successo e vincere molte prestigiose gare, il cavallo diventa una miniera d’oro, gode dei privilegi di essere un “buon” cavallo e i vantaggi sono reciproci. L’Italia invece è un cavallo “zoppo e denutrito” che i vari padroni lo hanno addestrato per farlo correre fino all’ultimo prima di abbatterlo.

Un altro elemento molto significativo che emerge e viene sbandierato con spudoratezza come una “conditio sine qua non” è il livello di istruzione che dovrebbero detenere coloro che si occupano di politica, l’istruzione elitaria del candidato premier dovrebbe farci stare tranquilli perché ha frequentato le scuole dei gesuiti (che crea un forte legame con il tessuto clericale e cattolico d’élite che nella vita è un patrimonio inestimabile perché ti apre tutte le porte – come te le può chiudere), una carriera lunga circa 10 anni come dirigente nel ministero del Tesoro, passaggio alla Banca d’Italia e su, su fino alla BCE: un ibrido tra tecnico e politico. La “natura” dona a delle persone particolari doti di intelligenza che dovrebbero spenderla per il bene degli altri vedi gli scienziati che con le loro scoperte hanno alleviato le sofferenze e aiutato a migliorare le condizioni di vita degli esseri umani poi , vi sono altri che con una normale intelligenza (ma non è un elemento determinante), una sconfinata ambizione, assetati di gloria e di potere si prestano a distruggere la vita di intere comunità per favorire coloro che, molto ricchi, soffrono della sindrome del “pollo divoratore” che non cresce e non crepa ma divora ingenti quantità di cibo senza saziarsi mai. Vi sono “eminenze grigie” inserite ai vertici del sistema economico/finanziario che mediano tra queste patologie e le amministrazioni pubbliche per sottrarre le risorse collettive che dovrebbero essere equamente redistribuite creando un’involuzione nel processo di sviluppo non solo economico ma anche culturale e sociale del Paese.

Il premier ha scelto di occuparsi di denaro, il denaro è stato il suo unico interesse. Non poteva far parte del gotha della finanza se non avesse giurato fedeltà al capitale e le sue logiche ferree. L’ascesa ai vertici comporta una consacrazione ai principi che regolano l’accumulo, il profitto e il pareggio di bilancio a spese dei più deboli. Il premier è stato lo stratega delle privatizzazioni dell’ingente capitale pubblico che, invece di   liberare l’Italia dal suo ingente debito, ha arricchito i vari Benetton, Riva, Tronchetti Provera, Paolo Berlusconi, Craxi, ecc. ecc. e il gotha internazionale: di quella ricchezza immensa agli italiani è rimasta la voragine del debito pubblico.

Mi ha colpito molto la lezioncina del “debito buono” finanziare la Confindustria e tutti gli addentellati privati che vivono di capitale pubblico – vedi Iit e HP fondazioni di ricerca private ma finanziate da capitali pubblici per € 250 milioni all’anno garantiti con legge dello Stato – e il “debito cattivo” fondi destinati ai giovani per aiutarli ad inserirsi nel mondo del lavoro. Destinare risorse per aiutare i soggetti più deboli falcidiati dalla sciagurata politica economica posta in essere dagli anni ’90 in poi è un “debito cattivo”: 5 milioni di poveri lo dobbiamo alla Lega e al PD che rappresentano gli interessi dei potentati economico/finanziari e le caste professionali: ecco perché al Parlamento è necessario far eleggere rappresentati che curino anche gli interessi dei cittadini!

La grande rete di imprese e fondazioni che agiscono nella politica italiana sono il cancro che ha distrutto il sano tessuto economico del Paese formato dalle piccole e medie imprese: la grande imprenditoria si deve mantenere con capitali privati non pubblici, se prende soldi pubblici deve risponderne fino all’ultimo centesimo ai cittadini, inoltre l'amministrazione pubblica deve esere in grado di controllare l’esatta esecuzione dell’opera in conformità dei progetti, il rispetto dei capitolati di spesa che non devono lievitare a piacimento dell’impresa – vedi ricostruzione ponte Genova  da una spesa di 30 milioni si è arrivati a 130 milioni, un applauso a Toti il mago della lievitazione dei prezzi. Prendono soldi e non vogliono controlli e burocrazia; vincono gli appalti e lasciano realizzare l’opera ai sub-appaltatori: alla fine ci rifilano un bidone mal realizzato ma molto ben pagato.

Questo prologo perché voglio fare un approfondimento su alcuni pessimi esempi di imprenditoria e progettualità italiana: Iit, HP, Leonardo S.p.A., il ponte sullo stretto di Messina; ILVA, ecc. e le connessioni con i tecnici che compaiono sulla scena di questo stranissimo governo dei migliori. Se li conosci li eviti!