Negli ultimi dieci anni, almeno 3.500 bambine, bambini e adolescenti hanno perso la vita o sono scomparsi tentando di raggiungere l'Italia attraverso la rotta migratoria del Mediterraneo centrale. Un bilancio agghiacciante, equivalente a un bambino morto o disperso ogni giorno per un intero decennio. A rivelarlo è l'UNICEF, che denuncia non solo l'inaudita violenza di questa crisi, ma anche l'incapacità della comunità internazionale di proteggere i minori in fuga da guerre, povertà e violenze.
Secondo i dati, circa il 70% dei minorenni affronta il viaggio senza un genitore o tutore, esponendosi a rischi estremi. Le testimonianze raccolte dall'UNICEF dipingono un quadro drammatico: oltre la metà ha subito violenza fisica durante il percorso, mentre un terzo è stato trattenuto contro la propria volontà da trafficanti o autorità. «Questi bambini non stanno solo sfidando il mare, ma anche l'indifferenza e la crudeltà umana», commenta Regina De Dominicis, Direttrice regionale UNICEF per l'Europa e l'Asia centrale.
Alla base di queste migrazioni forzate ci sono conflitti, persecuzioni e povertà endemica. Molti minori provengono da paesi come Eritrea, Somalia, Sudan e Siria, dove la sopravvivenza è una lotta quotidiana. «I loro viaggi sono dettati dalla disperazione, non dalla scelta», sottolinea De Dominicis, ricordando il naufragio di Lampedusa del 2013, in cui morirono oltre 1.000 persone. Un evento simbolo di una crisi che, invece di risolversi, si è cronicizzata.
Il totale delle vittime lungo la rotta del Mediterraneo centrale dal 2013 supera le 20.800 persone, ma il conteggio reale potrebbe essere molto più alto. Molti naufragi non lasciano sopravvissuti o non vengono registrati, mentre l'identità della maggior parte dei dispersi rimane sconosciuta. «Sono numeri che nascondo volti, storie, diritti calpestati», afferma l'UNICEF, criticando la mancanza di sistemi efficaci per identificare i corpi e supportare le famiglie.
Nonostante l'adozione del Patto europeo su migrazione e asilo, l'UNICEF avverte che qualsiasi politica migratoria deve prioritizzare la protezione dei minori. Tra le richieste chiave:
- Operazioni di salvataggio rafforzate, con equipaggi formati per rispondere alle esigenze specifiche dei bambini.
- Accesso immediato a assistenza legale e protezione all'arrivo, senza detenzione in centri di accoglienza o hotspot.
- Investimenti nei sistemi di protezione sociale e collaborazione transnazionale per garantire percorsi sicuri e legali.
In Italia, l'UNICEF collabora con il governo per offrire supporto psicosociale, sanitario e protezione da violenze a minori e donne. Ma la sfida è globale: «I diritti dei bambini non si fermano ai confini. Devono accompagnarli in ogni passo», conclude De Dominicis.
Dieci anni dopo la strage di Lampedusa, il Mediterraneo centrale resta una trappola mortale. Mentre l'Europa discute quote e controlli, migliaia di minori continuano a rischiare tutto per un futuro migliore. La loro sorte non è solo una questione politica, ma un test per l'umanità. Come scriveva Primo Levi: "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario". Perché dietro ogni numero c'è una vita che chiede giustizia.
Crediti immagine: UNICEF, Antonioli _ 2023