La testimonianza di Pietro Orlandi in Vaticano non sarà dimenticata facilmente. Due gli argomenti alla ribalta della cronaca tra i fatti di sua conoscenza riferiti al Promotore di Giustizia Alessandro Diddi.

Uno è relativo ad una chat tra lo stesso Orlandi e il cardinale Santos Abril y Castelló, arciprete emerito della Basilica Papale di Santa Maria Maggiore. La chat risale ai primi anni del pontificato di Papa Francesco e contiene alcuni fatti che non erano noti all'opinione pubblica. Nella chat, il cardinale Abril y Castelló avrebbe confermato l'esistenza di un dossier segretissimo sul rapimento di Emanuela Orlandi, che sarebbe stato ordinato da Papa Wojtyla e custodito in Vaticano. Il cardinale avrebbe anche ammesso che Emanuela Orlandi era stata vista viva in Inghilterra e che era stata coinvolta in una trama internazionale che riguardava il Vaticano, la Cia, i servizi segreti italiani e turchi, e l'attentatore Ali Agca. Quest'ultimo ha inviato una lettera a Pietro Orlandi in cui sostiene che Emanuela Orlandi era stata presa in consegna da alcune suore fin dall'inizio e che aveva accettato serenamente il suo ruolo. 

L'altro argomento è ancor più imbarazzante e coinvolge Karol Wojtyla, l'allora papa Giovanni Paolo II. Secondo alcune testimonianze e documenti, Wojtyla avrebbe avuto una vita segreta e dissoluta, frequentando donne e facendosele portare in Vaticano da persone legate alla criminalità organizzata, come il boss della banda della Magliana Enrico De Pedis, detto Renatino. Quest'ultimo sarebbe stato poi sepolto nella basilica di Sant'Apollinare, in cambio del suo silenzio sul caso Orlandi.

Un'intercettazione audio, consegnata da Pietro Orlandi al promotore Diddi, rivelerebbe infatti che Wojtyla la sera usciva con due monsignori polacchi e non certo per andare a benedir case. Nell'audio si sente anche come lo chiamavano in Vaticano: un nomignolo coperto da un bip ma che secondo Pietro Orlandi è chiaro nel file originale.

Accuse gravissime che, se trovassero riscontro, metterebbero in discussione la moralità e la santità di uno dei papi più amati e venerati dalla Chiesa cattolica. A supporto della documentazione presentata Pietro Orlandi ha chiesto che vengano ascoltati alcuni testimoni dell'epoca, tra cui i cardinali Giovanni Battista Re, Leonardo Sandri e Stanislaw Dziwisz, al tempo vicinissimi a Wojtyla.

Pietro Orlandi nella puntata di DiMartedì andata in onda ieri sera, ha fatto ascoltare la registrazione audio consegnata al promotore di giustizia, ribadendo i suoi sospetti sul Papa polacco e aggiungendo anche di esser convinto che Ratzinger e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto.

A parlare sarebbe un uomo vicino alla banda della Magliana: "Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell'ambiente carcerario".

"Penso che una delle possibilità - ha detto a Floris Pietro Orlandi - è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell'abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l'oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant'anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità... Certo, se nel '93 si parlava normalmente della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più su di quei cardinali".

Pietro ha anche detto di avere esposto questa riflessione qualche giorno fa ad un vescovo, il quale avrebbe commentato: "Beh, probabilmente...". "Forse non ha capito... se parlo di qualcuno più su dei cardinali, mi riferisco a Wojtyla", ha ribattuto Orlandi. "Probabile", è stata la risposta del vescovo.