Tre organizzazioni per i diritti umani - Mwatana for Human Rights (Yemen), la Rete Italiana Pace e Disarmo e il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani ECCHR (Berlino) - hanno impugnato la decisione della Procura di Roma di archiviazione delle indagini sulla responsabilità penale di alti funzionari dell'Autorità nazionale per l'esportazione di armamenti (UAMA) nonché dei dirigenti dell'azienda RWM Italia per le esportazioni di armi potenzialmente collegate a un attacco aereo mortale sul villaggio Deir Al-Ḩajārī in Yemen dell'8 ottobre 2016.
Il Pubblico ministero ha deciso di non procedere ulteriormente nonostante nel febbraio 2021 il Giudice per le Indagini Preliminari di Roma abbia ordinato la prosecuzione dell'indagine penale. Il ricorso presentato dai denuncianti sostiene che ci sono prove sufficienti nel caso per passare direttamente al processo.
«Chiedere l'archiviazione del caso dopo quasi quattro anni di indagini è un duro colpo per tutti i sopravvissuti agli attacchi aerei in questione, che non avevano un obiettivo militare identificabile e che hanno ucciso e ferito dei civili. L'assassinio della famiglia Husni e le ferite subite da uno dei sopravvissuti, Fatima Ahmed, non sono solo 'danni collaterali' ma il risultato di un attacco deliberato contro i civili. Il rischio potenziale che le armi esportate da RWM Italia potessero essere usate in attacchi illegali in Yemen era già ampiamente noto nel 2015. Se i dirigenti di RWM Italia e i funzionari dell'UAMA sono complici dei gravi crimini commessi dall'Arabia Saudita, dagli Emirati Arabi e dai loro partner, devono essere ritenuti responsabili»,
hanno evidenziato le tre organizzazioni della società civile in una dichiarazione congiunta.
Questo è ciò che ci ricordava Vita, il 15 marzo scorso nell'articolo "Armi italiane nella guerra in Yemen, appello contro l'archiviazione".
Quel PM che vuole archiviare il caso deve essere sicuramente uno che uno come Matteo Renzi vorrebbe portare in palmo di mano ad esempio di come la magistratura dovrebbe sempre comportarsi quando ha a che fare con la politica.
Ma che diavolo c'entra Renzi con quell'indagine? Ce lo spiega un altro articolo di giornale del 23 novembre 2015, stavolta tratto da Internazionale e titolato "L’Arabia Saudita nello Yemen usa bombe di fabbricazione italiana", che inizia con queste parole:
"Il governo italiano è in parte responsabile per le perdite di civili nello Yemen, causate dall’intervento della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita. L’esecutivo di Matteo Renzi non ha scuse valide per giustificare la concessione di licenze per l’esportazione di bombe, prodotte in Italia e vendute alle forze armate saudite".
Una storia vecchia, è vero, ma una storia di cui è impossibile dimenticarsi. Ed è una storia che fa ancor più indignare, quando Italia Viva, il 22 marzo 2022, rilascia questa dichiarazione via social, incorniciata dalla foto pubblicata ad inizio articolo:
"Oggi in Parlamento per ascoltare l'intervento del Presidente Zelensky. Davanti all'orrore dell'aggressione russa, l'Italia non si gira dall'altra parte. Siamo orgogliosamente al fianco del popolo ucraino, dalla parte della pace, della libertà e della democrazia".
I renziani quest'oggi stavano dalla parte della pace, della libertà e della democrazia! Addirittura insieme al loro capo e proprietario (del partito di cui fanno parte), Matteo Renzi che nel 2015 spediva bombe all'Arabia Saudita il cui ministro della Difesa era diventato, fin da gennaio, Mohammad bin Salman Al Sa'ud, lo stesso del "rinascimento" arabo di cui il senatore di Rignano sull'Arno è divenuto fraterno amico e consulente, tanto da meritarne persino un compenso milionario... proprio alla maniera in cui sarebbe finita un tempo l'ennesima avventura del Sig. Bonaventura.
E adesso Renzi e i renziani ci informano che sono orgogliosamente al fianco del popolo ucraino, dalla parte della pace, della libertà e della democrazia! Forse qualcuno dovrebbe avvertire Zelensky e metterlo in guardia da certi fiancheggiatori.