Dopo il proliferare di presunti fenomeni come lacrimazioni delle statue della Vergine, stigmate su mani e piedi, moltiplicazioni di pasta e pizza, i media continuano a riportare le sacrosante indagini alla fine aperte su Gisella Cardia, la sedicente veggente di Trevignano Romano travolta dalle denunce e accusata di aver spillato soldi alla gente attraverso l’inganno. 

Ora anche il marito della donna, Gianni Cardia, sarebbe finito nei guai, in quanto - secondo quanto viene riportato - ci sarebbero prove che l’uomo si sarebbe impossessato di un’ingente somma di denaro donata per motivi religiosi, ma poi utilizzata per altri fini. In base alle prime informazioni disponibili, ci sarebbero alcuni documenti bancari e finanziari che proverebbero le accuse.

Il Corriere riporta che una denuncia è stata presentata ai carabinieri della stazione di Colleferro e spunterebbero anche le cifre in ballo: 30mila euro raccolti da una persona indotta “a farlo attraverso promesse di fatti non avvenuti sempre attinenti alla detta attività miracolistica”.

Nel frattempo, la presunta "veggente" di Trevignano incurante del ridicolo, continua a respingere al mittente tutte le accuse e ai microfoni di Canale 5 ha invocato una serie di testimoni, ma senza indicarne le generalità, disposti pure ad aiutarla economicamente: “Se vuole fare qualcosa per me, faccia una preghiera”, dice di aver raccomandato la Cardia. 

Insiste che nessuno ha lucrato: “Io vivo con il lavoro di mio marito. Non abbiamo case, non abbiamo ristoranti, non abbiamo nulla. Noi abbiamo solo la fede. In questo momento mi sento una martire. Non ci siamo arricchiti perché non abbiamo mai chiesto un euro”.

Come, dove e quando "lavori" il marito non è dato di sapere, e - pare - non c'era bisogno di "chiedere"... bastava ipotizzare la possibilità del "miracolo" e ingenui pronti a "comprarlo" ne avrebbe trovati in quantità.

E in tutto questo, dopo aver colpevolmente taciuto dal 2016, la Chiesa continua a menare il can per l'aia.