Pier Paolo Conti ci apre le porte del suo ultimo libro, un’opera che unisce scienza, filosofia e storia per riflettere sui paradossi della conoscenza. Tra geometria, mito greco e intelligenza artificiale, l’autore invita a ripensare il significato di ciò che sappiamo e di ciò che sfugge.
Pier Paolo, è un piacere averti qui. Come mai hai scelto di intitolare il tuo saggio “Delos Adelos”?
Ho scelto di intitolare il mio saggio Delos Adelos perché l’opera tratta della dicotomia tra certezza e incertezza, tra ciò che è chiaro e determinato (Delos) e ciò che resta nascosto, sfuggente e irriducibile (Adelos). Questo dualismo non è solo un problema epistemologico, ma una condizione fondamentale del nostro modo di conoscere e abitare il mondo.
Inoltre, ho voluto dare al titolo un’impronta culturale strettamente occidentale, ricollegandomi alle radici del nostro pensiero, che affondano nella filosofia greca. I Greci hanno posto le basi della razionalità occidentale, ma al tempo stesso hanno sempre avuto una consapevolezza profonda dell’inevitabile limite della conoscenza umana.
Il contrasto tra Delos e Adelos richiama proprio questa tensione originaria: il desiderio di comprendere e misurare la realtà, ma anche il riconoscimento che esiste sempre un margine di indeterminatezza che non può essere eliminato.
Con questo titolo, quindi, ho voluto evocare non solo un tema concettuale, ma anche un’eredità filosofica che ancora oggi continua a interrogare il nostro rapporto con la conoscenza.
Da dove trae origine l’idea di spiegare la complementarità fra certezza e incertezza? Si tratta di un dilemma antico?
L’idea di spiegare la complementarità tra certezza e incertezza nasce direttamente dalle mie attività di ricerca. Il seme di quest'opera è stato piantato circa trent'anni fa, quando iniziai a percepire il profondo contrasto tra l’indeterminatezza della realtà e la precisione apparente delle "verità" matematiche e simboliche. Mi affascinava osservare come concetti astratti, nitidamente definiti nella nostra mente, trovassero nel mondo reale manifestazioni uniche e irriducibili a semplici categorie. Questo paradosso tra astrazione e realtà empirica divenne il terreno fertile per le mie successive esplorazioni filosofiche e scientifiche.
Nel mio percorso professionale, dedicato alla misurazione di grandezze fisiche, ho costantemente affrontato il divario tra modelli matematici e realtà, imparando a gestirlo attraverso strumenti probabilistici. Tuttavia, provavo una certa insoddisfazione nel vedere come il caso fosse spesso ridotto a una teoria dei giochi o a un semplice strumento matematico di serie B, e come l’incertezza venisse considerata un errore piuttosto che una componente essenziale della realtà. Un momento importante del mio percorso è stato l’incontro con il professor Barbato del Colonetti di Torino, che mi ha trasmesso metodi rigorosi per caratterizzare l’incertezza, approcci che negli anni ho affinato e sviluppato in modo autonomo.
La svolta decisiva avvenne circa quindici anni fa, quando, studiando la propagazione dell’incertezza nella visione artificiale, scoprii un principio fondamentale: costruendo l’ipotenusa a partire dai cateti, l’incertezza rimane invariata. Questa proprietà mi colpì profondamente, rivelando l’esistenza di combinazioni matematiche e geometriche capaci di preservare l’incertezza. Nonostante la sua rilevanza, questa intuizione rimase a lungo confinata a documenti tecnici e riflessioni sparse, fino a quando non trovò una sintesi più ampia in Delos Adelos.
Si tratta, in effetti, di un dilemma antico. Il pensiero filosofico occidentale ha sempre oscillato tra l’aspirazione alla certezza e il riconoscimento dell’indeterminatezza. Dai Greci, con Parmenide e Eraclito, fino alle moderne teorie scientifiche e probabilistiche, il problema della conoscenza e dei suoi limiti accompagna l’uomo nella sua ricerca di senso. Delos Adelos nasce proprio da questa tensione millenaria, tentando di proporre una nuova chiave di lettura che non veda l’incertezza come un difetto, ma come una dimensione imprescindibile della realtà.
È difficile, al giorno d’oggi, affermarsi in campo scientifico? Ci sono temi che possono essere trattati con il prezioso ausilio della filosofia?
Oggi affermarsi in campo scientifico è complesso, perché la Big Science, con i suoi progetti collettivi e le sue rigidità metodologiche, lascia poco spazio all’individuo. Tuttavia, esistono ambiti multidisciplinari dove la filosofia può offrire un contributo prezioso, non solo affrontando le problematiche della realtà fisica, ma anche quelle esistenziali legate all’essere umano.
Nel mio libro Delos Adelos, affronto queste tematiche attraverso la prospettiva della metrologia, che non considero soltanto la scienza della misura fisica, ma una vera e propria metrologia del confronto. Ogni individuo vive immerso nella propria esperienza soggettiva, costruendo un ordine coerente alla propria percezione. Tuttavia, nel momento in cui incontra l’altro, si trova di fronte a una realtà che non è più solo personale, ma anche collettiva, caratterizzata non solo dal Delos (ciò che è definito e certo e in qualche modo interno alla nostra mente), ma anche dall’Adelos (ciò che è incerto e sfuggente e in qualche modo appartenente al mondo esterno).
La metrologia, in questo senso, non è solo una disciplina tecnica, ma una forma di phronesis, una saggezza pratica che permette di creare ponti tra soggettività differenti attraverso linguaggi e criteri condivisi. È il tentativo di oggettivare l’inoggettivabile senza annullarne la complessità, di dare forma all’incertezza senza eliminarla, affinché le esperienze individuali possano entrare in dialogo senza perdersi nel relativismo assoluto.
In questo contesto, la misura diventa un atto di connessione tra individui e tra l’uomo e la realtà esterna, e la metrologia del confronto diventa un’arte: l’arte di abitare il mondo insieme, riconoscendo sia le certezze che le inevitabili zone d’ombra.
Cosa vorresti trasmettere ai tuoi lettori?
Vorrei trasmettere ai miei lettori l'idea che l'incertezza non è un difetto del mondo, né un semplice errore da correggere o una probabilità da calcolare, ma una componente fondamentale della realtà stessa.
Troppo spesso l'incertezza viene percepita come qualcosa di negativo, un ostacolo da ridurre o eliminare. Invece, essa può rivelarsi un'opportunità: un'apertura verso nuove possibilità, un elemento essenziale della conoscenza e della scoperta.
Questa incertezza non si trova solo nel mondo fisico, ma anche nel nostro pensiero. Possiamo sistematizzarla, trattandola come qualsiasi altro strumento mentale, simboleggiandola e integrandola nei nostri modelli della realtà. Non si tratta di accettare il caos, ma di riconoscere che l’incertezza ha una struttura, una logica propria che possiamo comprendere.
Inoltre, voglio sottolineare che, nonostante la crisi culturale che attraversa l'Occidente, la nostra civiltà ha avuto, ha e continuerà ad avere un ruolo fondamentale nel mondo. La capacità di interrogarsi, di applicare un metodo deduttivo e mettere in discussione certezze con strumenti critici e razionali è una delle sue più grandi conquiste. E proprio da questa consapevolezza può nascere una nuova visione, capace di rispondere alle sfide del presente senza abbandonare la tradizione.
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