“Furono due facce della stessa medaglia poiché la lotta alla mafia è anche politica, civica e militante”.

Vi chiederete cosa possono mai avere in comune Aldo Moro e Peppino Impastato?

La mia risposta è che furono entrambi persone pulite, oneste e soprattutto coerenti con le loro idee. Moro fu l’emblema del dialogo e della ricerca dell'accordo tra le diverse parti politiche per il raggiungimento del bene comune. Impastato, invece, radicale e giustamente intransigente nella lotta alla mafia. Entrambi ligi al loro dovere, rispettosi della legge e del loro ruolo.

Di queste due grandi personalità mi colpirono alcuni loro pensieri profondi su cui credo oggi si debba meditare con serietà. Di Aldo Moro mi resta impressa la frase attualissima sui diritti e le libertà: “Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere”. Frase quanto mai attuale in questo momento storico. Di Peppino Impastato, invece, mi colpisce la sua frase più dirompente e vera ancora oggi: “La mafia uccide, il silenzio pure”. Breve ma piena di significato e rivoluzionaria per molti aspetti a quei tempi.

Questi pensieri messi assieme tendono, inconsapevolmente, a un unico scopo: l’unione, la solidarietà, il principio dell’insieme si vince! La lotta alle mafie non deve avere bandiere tantomeno colori politici. È una battaglia che deve unire nella ricerca delle tante verità mancate, della giustizia giusta, della difesa di qualsiasi libertà e della massima diffusione della legalità non solo formale ma anche sostanziale. Lo Stato sia concretamente presente non lasciando mai solo chi denuncia. Dia un segnale forte.

Ricordare ogni anno che passa le vittime di mafia, non è solo un dovere civico ma è anche un obbligo morale e materiale che impone di impegnarsi concretamente nel contrasto alle mafie e alle illegalità coinvolgendo tutte le istituzioni della Repubblica con tutte le loro articolazioni centrali e periferiche. Queste due forti personalità che ricorderemo in questo giorno di memoria sono state e sono ancora oggi persone che si sono battute per la giustizia sociale e la legalità costituzionale e democratica, modelli del nostro operare e fari ai quali guardare per ritrovare la via smarrita. A loro oggi dobbiamo quotidianamente volgere il nostro sguardo non solo ricordandoli, ma operando ispirandosi ai loro insegnamenti.



Vincenzo Musacchio, criminologo, giurista e associato al Rutgers Institute on Anti-Corruption Studies (RIACS) di Newark (USA). Ricercatore dell’Alta Scuola di Studi Strategici sulla Criminalità Organizzata del Royal United Services Institute di Londra. Nella sua carriera è stato allievo di Giuliano Vassalli, amico e collaboratore di Antonino Caponnetto, magistrato italiano conosciuto per aver guidato il Pool antimafia con Falcone e Borsellino nella seconda metà degli anni ’80.  È oggi uno dei più accreditati studiosi delle nuove mafie transnazionali, un autorevole studioso a livello internazionale di strategie di lotta al crimine organizzato. Autore di numerosi saggi e di una monografia pubblicata in cinquantaquattro Stati scritta con Franco Roberti dal titolo “La lotta alle nuove mafie combattuta a livello transnazionale”. È considerato il maggior esperto di mafia albanese e i suoi lavori di approfondimento in materia sono stati utilizzati anche da commissioni legislative a livello europeo.