Sono state rese note le conclusioni della perizia effettuata sulle cause della morte di Stefano Cucchi: il collegio di periti nominato dal Gip azzarda l'ipotesi di un possibile attacco epilettico, improvviso: si sarebbe quindi trattato di una "morte improvvisa e inaspettata per epilessia, in un uomo con patologia epilettica di durata pluriennale, in trattamento con farmaci anti-epilettici".
Di fatto però, la relazione resta nebulosa, come le cause che hanno portato alla morte il 22enne romano, in carcere per droga, dopo una settimana dal suo arresto.
"Le lesioni riportate da Stefano Cucchi dopo il 15 ottobre 2009 non possono essere considerate correlabili causalmente o concausalmente, direttamente o indirettamente anche in modo non esclusivo, con l'evento morte"; questo di fatto è quanto la relazione alla fine afferma, riportando la crisi epilettica allo stato di presumibile causa, forse quella più plausibile, ma non avvallata da dati concreti.
I periti sottolineano "di poter concludere che allo stato attuale non è possibile formulare alcuna causa di morte, stante la riscontrata carenza documentale".
LA FAMIGLIA NON CI STA
Lungo lo sfogo della sorella del ragazzo, che affida a Facebok un amaro commento; di fatto la famiglia continua a difendere le proprie posizioni: a causare la morte del loro congiunto sono state le percosse e le sevizie subite in carcere.
Il prossimo 18 ottobre ci sarà l'udienza dell'incidente probatorio davanti al gip, nel corso della quale periti e consulenti si confronteranno in aula. Intanto però, l'avvocato Eugenio Pini, legale di uno dei carabinieri indagati, annuncia di voler chiedere l'archiviazione del procedimento. Gli indagati per la morte del ragazzo sono 5 esponenti dell'arma - stazione di Roma Appia - : si tratta di Alessio Di Bernardo, Raffaele D'Alessandro, Francesco Tedesco (tutti per lesioni personali aggravate e abuso d'autorità), nonché di Vincenzo Nicolardi e Roberto Mandolini (per falsa testimonianza, e il solo Nicolardi anche di false informazioni al pm).