Il Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) ha deciso di riaprire l'indagine sul caso Paragon, dopo che sono emerse prove concrete sull'uso del software spia Graphite contro altri due giornalisti europei.
Ad essere spiati, Ciro Pellegrino, noto cronista italiano, e un secondo giornalista europeo che ha scelto di rimanere anonimo. Entrambi sarebbero stati messi sotto controllo tramite il programma sviluppato dall'azienda israeliana Paragon.
Secondo quanto riportato da la Repubblica, ci sarebbe anche un terzo giornalista coinvolto che avrebbe contattato la Polizia postale dopo aver ricevuto un avviso di tentata intrusione da parte di Meta (Facebook/Instagram), fatto che rafforza i sospetti sull'uso estensivo e non autorizzato di strumenti di sorveglianza.
Attualmente le procure di Roma e Napoli, coordinate dalla Procura nazionale antiterrorismo, hanno aperto due fascicoli per indagare su possibili intercettazioni illegali. Le indagini puntano a ricostruire chi ha avuto accesso al software e con quale legittimità.
La precedente relazione del Copasir aveva chiarito che Graphite era stato effettivamente utilizzato contro alcuni attivisti di Mediterranea, ma in quel caso con autorizzazioni regolari. Nessuna prova, secondo quella versione, di intercettazioni ai danni di Francesco Cancellato, direttore di Fanpage.
Peccato però che proprio su questo punto si concentri la critica più dura di Paragon al governo italiano, titolare del contratto con cui l'azienda israeliana aveva concesso l'utilizzo di Graphite ai servizi segreti italiani (AISI e AISE). Paragon ha dichiarato pubblicamente che sarebbe stato possibile risalire alla licenza utilizzata, e quindi all'identità di chi ha spiato Cancellato, ma né il governo Meloni, né la sua maggioranza hanno mai fatto richiesta per saperlo. Ovviamente, il governo ha smentito tale ricostruzione, però, al momento non è stato in grado di far sapere chi diavolo abbia potuto spiare il direttore di Fanpage utilizzando un software che solo i servizi segreti avevano la possibilità di utilizzare. Paragon, dopo quanto accaduto, ha annullato tutti i contratti con il governo Meloni.
Il Copasir, dal canto suo, aveva affermato che una verifica del genere doveva avvenire internamente tramite i server dei servizi, tentativo che però non ha prodotto risultati. Un cortocircuito istituzionale che lascia spazio a più di un sospetto.
La riapertura dell'indagine segna comunque una svolta nella vicenda, che da controversia tecnica rischia di diventare un problema politico. In gioco ci sono la libertà di stampa, il controllo democratico sui mezzi di sorveglianza, e la credibilità delle istituzioni. Il tempo delle mezze risposte è finito: adesso servono nomi, responsabilità e conseguenze.