"A dovemo da fa'. Comme cosa? 'Na riforma. Che riforma? E che nne so! Mo me state a chiede 'a luna. Ner programma nun c'era scritto che famo 'e riforme. E allora famo  'na riforma. Quale? Er coso... er presidenzialismo. Damo 'n carcio ar siculo, lo rimannamo a Palermo e al Quirinale ce mettemo uno de' nostri, 'n cammerata. E già questa è 'na riforma.Nun se po' fa? Sine o none? Dipende? Beh... 'ntanto famo 'n po' de caciara, famo vede che stamo sur pezzo e mettemo artra carne ar foco su cui fa baccaja l'esperti... poi quanno all'esperti je prende 'a cecagna pe' ave' parlato de riforme, trovamo 'n artro argomento pe' buttalla 'n caciara. Mica volemo che chi vota se metta a fa' conti su quanto paghino pe' magna o pe' fa' benzina! Poi, magara, se mettemo a riparla' der ponte su'o Stresso, de Autonomia deferenziata... e di quello che capita... ' fantasia nun manca.E allora? 'Nnamo!"


Quale sia la riforma del presidenzialismo che Meloni vuol mettere in atto non lo sa neppure lei o meglio... lei forse lo ha in mente, ma si vergogna a dirlo. Comunque, la finalità è evidente: convincere gli italiani che se sono loro ad eleggere il capo di turno - quello che comanda a bacchetta tutti, governo compreso - per magia, tutto si aggiusta. 

Quanto sia assurda tale considerazione lo dimostra quanto è accaduto in Francia con le riforma delle pensioni o quanto sta accadendo negli Stati Uniti da Trump in poi.

Per dare un minimo di credibilità alla politica, in Italia, l'unica riforma necessaria sarebbe quella elettorale, accompagnata dall'abolizione del Senato. Una camera unica formata da 600 parlamentari eletti in collegi uninominali con il doppio turno. In tal modo, in un colpo solo, avremo la rappresentatività vera e garantita degli elettori, le indicazioni di voto per formare un governo al secondo turno e dei parlamentari che avrebbero tutto l'interesse ad agire non tanto come burattini di capigruppo e segretari, ma come rappresentanti di chi li ha votati sulla base delle promesse fatte in campagna elettorale. Con i collegi uninominali, sparirebbe la moda delle scissioni e della compravendita dei seggi, ecc. per il semplice motivo che un parlamentare che fa il giro delle sette chiese non potrebbe ripresentarsi non solo nel collegio dove è stato eletto, ma in nessun altro collegio. Chi lo voterebbe?

Ma una riforma simile non garantirebbe la poltrona ad ogni nuova legislatura, quindi meglio far credere che l'Italia ha bisogno di un duce, anzi di una ducetta... taglia forte. E allora vai col presidenzialismo.

E la sora Meloni, tanto per entrare già nella parte, oggi ha fatto pure le consultazioni convocando con tanto di scaletta e orari le delegazioni delle opposizioni... che l'hanno pure assecondata in questa ennesima pagliacciata. 

La pagliacciata, non solo è dovuta al presidenzialismo in sé come riforma istituzionale, ma anche al fatto che questo teatrino non servirà comunque a nulla per il semplice motivo che la sora premiere l'ha organizzato a beneficio dei media di regime per dimostrare agli allocchi che l'applaudono quanto lei sia disponibile e democratica. Poi, comunque, proverà a fare quel che lei riterrà più conveniente fare, cercando, se costretta, di distribuire contentini a Lega e Forza Italia, finché sarà indispensabile farlo. 

È incredibile che le opposizioni non lo abbiano ancora capito e si prestino a farsi strumentalizzare così platealmente.