Di Vincenzo Petrosino - Oncologo Chirurgo - Salerno -

Oltre ai vaccini, l'attuale pandemia ha indubbiamente aperto la strada a molte ricerche che si propongono di migliorare le cure per i pazienti affetti da questa patologia che ha aspetti abbastanza caratteristici.  

Una delle caratteristiche che si riscontrano nei pazienti affetti da Sars-CoV 2 è il rischio abbastanza elevato di ostruzioni emboliche polmonari, o ictus e infarto del miocardio.

Questo è dovuto alla maggiore facilità, da parte di tali pazienti, di sviluppare trombi, cioè un coagulo che si forma all'interno di un vaso  o in un organo, quale ad esempio il cuore, e viene trasportato in circolo, fino a fermarsi in un punto dove determina ostruzione del flusso e quindi danno da necrosi. 

La comunità scientifica ha cercato di identificare una terapia mirata, a supporto di quelle tradizionali per far fronte alle complicanze dovute alla formazione di trombi riducendo in questo modo  il ricorso alla terapia intensiva.

Un nuovo studio coordinato da Francesco Violi, del Dipartimento di Scienze cliniche internistiche, anestesiologiche e cardiovascolari dell'Umberto I di Roma, ha indagato se l’impiego di albumina in pazienti Covid-19 con concomitante ipoalbuminemia, inibisse la coagulazione del sangue.

Per una settimana, a 10 pazienti Covid-19, già in trattamento con anticoagulanti, è stata somministrata albumina endovena e si è osservata una ridotta coagulazione rispetto a quella di 20 pazienti in terapia intensiva con il solo anticoagulante.
 
Allo studio, pubblicato sulla rivista Thrombosis and Haemostasis, hanno collaborato anche Francesco Pugliese del Reparto di Terapia intensiva, Claudio Maria Mastroianni e Mario Venditti del Reparto di Malattie Infettive del Policlinico Umberto I e Francesco Cipollone dell’Università degli studi “Gabriele Annunzio” di Chieti.

 In un precedente lavoro il gruppo di Violi, aveva osservato che i pazienti Covid-19 presentano livelli ridotti di albumina.

Secondo il collega Violi“questa osservazione  ha fatto supporre che i bassi livelli di albumina potessero facilitare la coagulazione e dunque contrastare anche l’efficacia della terapia anticoagulante. Oggi, dai primi dati preliminari, sembrerebbe che il trattamento determini una minor comparsa di eventi vascolari. È necessario  un numero maggiore di pazienti per confermare questo dato preliminare, ma  lo studio apre la strada all’uso dell’albumina in pazienti Covid-19 per valutare se la sua infusione, associata alla terapia anticoagulante classica, riduca il rischio trombotico e quindi la mortalità”.