Il dottor Mike Ryan, a capo del team dell'OMS per l'emergenza Covid, ha dichiarato lunedì che la pandemia "non si sta esaurendo", con focolai in aumento nel sud-est asiatico e soprattutto in Europa, aggiungendo che l'incremento del numero di contagi sta mettendo i Paesi che dovranno affrontare l'inverno a rischio di "eventi di amplificazione" del virus.

Gli ultimi dati della Johns Hopkins University indicano in più di 35 milioni le persone finora contagiate con oltre un milione di morti. Cifre che fanno stimare, secondo l'OMS, che circa il 10% della popolazione mondiale possa oramai essere stata infettata dal coronavirus, nei confronti del quale l'Europa deve oramai affrontare la cosiddetta seconda ondata.

Nel Regno Unito, questo lunedì, si sono registrati 12.594 nuovi casi di contagio, che portano il numero complessivo a 515.571, e 19 nuovi decessi, con il totale che arriva a 42.369. Numeri che accostano la Gran Bretagna a Francia e Spagna, con l'unica differenza che in quei due Paesi il numero dei morti è più elevato.

Ma l'aumento del contagio è generalizzato il tutto il continente con le varie nazioni che per ora ricorrono a misure alternative al lockdown, tramite misure mirate, anche per singole località, ma che finora non sembrano aver ottenuto molto effetto. 

Così, ad esempio, da martedì i bar di Parigi chiuderanno per due settimane, mentre a Mosca dovranno rimanere a casa per due settimane gli studenti, con le aziende che dovranno far ricorso al telelavoro per almeno il 30% degli occupati.

Israele, a causa del numero di contagi e delle festività, è l'unico Paese che di recente ha deciso di chiudere tutto a livello nazionale... anche se paradossalmente la misura non viene molto rispettata tra eccezioni e proteste.

Infatti, ad Ashdod, migliaia di ebrei ultraortodossi, con il permesso della polizia, hanno preso parte al funerale di un rabbino morto proprio a causa della Covid, mentre domenica la polizia israeliana ha effettuato decine arresti a causa di scontri nei quartieri ultraortodossi di Tel Aviv e Gerusalemme, con gli agenti che cercavano di interrompere le preghiere che si svolgevano in violazione del lockdown in atto nel Paese.

E sabato, decine di migliaia di israeliani sono scesi in strada, non solo a Gerusalemme, per protestare contro la gestione della crisi da parte del primo ministro Benjamin Netanyahu, nonostante una recente legge votata alla Knesset, pure essa contestata, imponga alle persone di manifestare in questo periodo se non a non più di 1 km dalla propria abitazione.