I tre principali produttori di pasta nel mondo sono nell’ordine l’Italia con 3,2 milioni di tonnellate, gli Usa con 2 milioni e la Turchia con 1,3 milioni.
Tra i paesi che ne consumano una maggiore quantità ci sono ovviamente gli italiani con 24 kg pro capite in un anno, seguiti dai tunisini con 16 kg e dai venezuelani con 12 kg.
Pasta artigianale e pasta industriale
In Italia gran parte della pasta acquistata è pasta industriale, mentre la pasta artigianale copre solo l’ 1,5% del mercato.
La differenza tra pasta industriale ed artigianale dipende fondamentalmente dal tipo di azienda che la produce; dalla grandezza degli impianti, al tipo di macchinari impiegati e dalla quantità di pasta prodotta annualmente.
Da considerare anche la scelta delle materie prime; più lo stabilimento è piccolo più la qualità della semola deve essere elevata. Un pastificio artigianale può anche offrire con più facilità nuovi formati, appositamente realizzati per preparare piatti della tradizione. Altri elementi che caratterizzano la pasta prodotta in modo artigianale sono la colorazione e la cottura non sono uniformi ed infine il prezzo di vendita al pubblico: le paste industriali costano un media 1,50 € al chilo, mentre quelle artigianali possono costare anche 6 € al chilo.
L’etichettatura di pasta fresca e secca
In commercio si trovano sia pasta secca che pasta fresca, prodotti molto diversi tra loro, come evidenziato anche dall’etichetta.
Sulle confezioni di pasta secca è obbligatorio riportare le informazioni relative al produttore e/o confezionatore, il numero di lotto, la tabella nutrizionale e il termine minimo di conservazione, che può essere indicato solo con il mese e l’anno e non con una data precisa, poiché si tratta di un prodotto che si può conservare per più di 18 mesi.
Per quanto riguarda invece la composizione degli ingredienti, che nella pasta di semola di grano duro sono solo grano duro o semola di grano duro o al massimo semolato di grano duro, ottenuto dalla macinazione della semola e dunque più fine, con acqua.
La pasta senza glutine invece è ottenuta da farine di mais e di riso, può contenere additivi chimici, in particolare l’E471, i mono e digliceridi degli acidi grassi e degli emulsionanti.
La pasta di kamut è invece prodotta con grano Khorasan. Molto amata da salutisti questa farina, come evidenziato da studi scientifici, da un punto di vista nutrizionale, non risulta più digeribile, o più sana della semola di grano duro.
Per la pasta fresca all’uovo, sfusa o confezionata, è indispensabile che la quantità di uova o di ovoprodotto raggiunga il 20%. Sull’etichetta deve essere presente la denominazione di vendita ‘Pasta all’uovo’ e la lista degli ingredienti: tipo di farina, percentuale di uova o di ovoprodotto, presenza di glutine, oltre naturalmente alla data di scadenza.
Per quanto riguarda invece la pasta ripiena, l’etichetta deve contenere la denominazione di vendita, che può contenere il nome dell’ingrediente principale e nella lista degli ingredienti, non deve mancare la percentuale dei singoli ingredienti.
Sull’etichetta si trovano poi le eventuali raccomandazioni per gli intolleranti e i tipi di sostanze impiegate nello stabilimento in cui è prodotta e confezionata la carne, le modalità di conservazione e la precisazione “confezionata in atmosfera protettiva”.
Esportare pasta italiana di qualità
come sempre il mercato estero della pasta è dominato dalle grandi aziende italiane, mentre le piccole realtà produttive locali, le eccellenze del Made in Italy ed i prodotti tipici faticano a raggiungere i consumatori stranieri.
Per incontrare quindi le esigenze delle piccole aziende che operano nel settore agroalimentare e che desiderano far conoscere la propria produzione nel mondo, Vannini Editrice sta realizzando De Gustibus, una guida - catalogo per importatori stranieri.
De Gustibus rappresenta quindi una via privilegiata per la vendita di prodotti tipici italiani nel mondo, come pasta fresca, parta secca, pasta senza glutine, pasta con semola 100% italiana, pasta ripiena o pasta integrale, poiché mette direttamente in contatto i produttori con gli importatori e i distributori, per far nascere nuove relazioni commerciali.
La guida De Gustibus viene periodicamente inviata a circa 15.000 importatori stranieri europei ed extraeuropei, per favorire la nascita di relazioni e contatti verso nuovi mercati ed incrementare l’export nazionale del settore agroalimentare.
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