Come spesso ci ha abituato in passato, l'Unicef ha diffuso un nuovo comunicato di allerta che stavolta riguarda la situazione dei bambini in Libia.

In Libia, sì, proprio lo stesso paese che ci viene descritto come (quasi) stabile e con cui l'Italia (almeno per quanto riguarda la Tripolitania) può siglare accordi di cooperazione.

Ecco che cosa ci dice l'Unicef, tramite il Direttore regionale, Geert Cappelaere, dopo la sua prima missione nel paese: «A sei anni dalla crisi in Libia, oltre 550.000 bambini hanno bisogno di assistenza a causa dell'instabilità politica, del conflitto in corso, degli sfollamenti e del crollo economico. Le pesanti violenze in alcune parti del paese hanno costretto le famiglie a fuggire dalle loro case. Più di 80.000 bambini sono sfollati internamente e i bambini migranti in Libia sono particolarmente vulnerabili agli abusi e allo sfruttamento, anche nei centri di detenzione.»

Adesso, dopo questo comunicato, andiamo a riprendere l'intervista rilasciata ieri a Repubblica dal ministro dell'Interno Minniti. Una classica intervista con il cappello in mano, dove le domande non sono domande ma sono dei trampolini che il ministro ha potuto utilizzare per celebrare se stesso e le sue ultime iniziative, relative al codice di comportamento delle ONG e al piano di contrasto al traffico dei migranti nelle acque libiche.

Questo il pensiero di Minniti. Dai 12.500 migranti sbarcati in Italia a fine giugno in poco più di 24 ore, si è passati ai poco più di mille sbarcati negli ultimi giorni. Un successo. Minniti è pertanto soddisfattissimo del suo codice di condotta riservato alle ONG, del suo accordo con il governo di Tripoli e persino dell'aver discusso con i sindaci della costa libica di come stroncare il traffico dei migranti e programmare investimenti.

Minniti ha parlato di tutto, facendo intedere quanto fosse soddisfatto del proprio lavoro. Però, su un argomento non ha detto nulla e neppure il giornalista, che dovrebbe essere un curioso di mestiere, gli ha chiesto qualcosa in merito. Su quale?

Semplicemente su che fine fanno i migranti che dal mare vengono rispediti a terra. Se lo scopo dell'Italia è di impedire il traffico di essere umani in mare, va però ricordato che quello via terra continua. Quindi, quelli che dal mare vengono riportati in Libia che cosa faranno dopo? Dove andranno? Come vivranno?

A queste domande Minniti non ha dato risposta. Eppure non è un problema secondario... specialmente ripensando al comunicato dell'Unicef che ci ricorda che in Libia ci sono anche bambini migranti nei centri di detenzione.