È possibile che ci siano sempre ragioni per dichiarare che gli “altri” sono nel torto e che, per ricondurli sulla giusta strada – che poi non si capisce mai quale sia – bisogna lanciargli un attacco di missili e navi? È possibile. Diversamente non succederebbe. Ma, qualunque sia l’esito dell’attuale mossa degli americani, inglesi e francesi, è veramente strabiliante rendersi conto di come sia “facile” mettere su un atto di guerra. Di certo le armi ci sono. Insomma, si continua a scodellare tutti questi strumenti offensivi. Bisogna pure farne qualcosa. E poi sulla Terra si è in tanti. Troppi da sfamare. Troppi che non troveranno mai un posto. Di lavoro. Di potere. Di salumiere o ciabattino. Troppi anche gli africani che – dopo aver visto in televisione la “bella vita” degli europei – racimolano 5/6 mila euro e si comprano un posto da sterco su una carretta bucata per raggiungere un’Europa che non li vuole.

Nemmeno l’Italia li vuole. Ma non ha il coraggio di dirlo. Gentiloni preferisce non dare l’uguaglianza di status agli italiani – non li fa lavorare e non li assiste nella sfiga – piuttosto fa arrivare quei disperati. Si potrebbe ospitare tutti se non ci fosse la paura per il presente che tende sempre a essere più grigio. Tutto per fare bella figura. Con Strasburgo che sputa in faccia all’Italia. Tutti parlano dell’incredibile risultato del M5s.

Ce ne fosse uno che abbia riflettuto su, invece, il grande flop degli italiani. Insomma, quel quasi 70% che non ha votato il M5s è una massa enorme. Una massa che non dà la possibilità a quello che, fino a prova contraria, potrebbe essere la svolta per questo stivale rattoppato. Be’, le guerre succedono anche perché non si riflette. Succedono perché “tanto a sparare ci andranno gli altri”. Peccato che, Siria o non Siria, quelli chiamati a sparare siamo noi. Chi vuole dare uno sguardo al mondo dei libri che trattano il tema della disuguaglianza può leggere “Il figlio del drago” di Mimmo Parisi; “Uguaglianzopoli” di A. Giangrande; “Obiettivo Siria”; “La grande frattura” di Joseph E. Stiglite.