Alle 19, ora di Londra, i parlamentari britannici hanno iniziato a votare gli emendamenti presentati e discussi nella seduta odierna a partire dal pomeriggio, dopo la dichiarazione di apertura di Theresa May.

Gli emendamenti prevedevano delle soluzioni per ritardare la Brexit, in modo da evitare le conseguenze di un mancato accordo, oltre alla richiesta di sostituire il backstop irlandese con "accordi alternativi", tesi supportata dal Governo.

Il primo emendamento votato è stato quello presentato da Jeremy Corbyn che impegnava il Governo a scongiurare comunque un'uscita "disastrosa" dall'Ue senza alcun accordo, con la possibilità di prendere in considerazione un piano alternativo per la Brexit redatto dai laburisti oltre ad un ulteriore voto popolare che comunque confermasse le decisioni prese al riguardo dal Parlamento.

I primi quattro emendamenti, di cui il primo era la proposta presentata da Corbyn e il quarto quello della deputata Labour Yvette Cooper che impegnava il Governo a chiedere un'estensione alla Brexit, sono stati respinti.

Il quinto emendamento presentato da Caroline Spelman per impedire un'uscita dall'Ue senza un accordo è passato con 318 voti a favore e 310 voti contrari.

L'ultimo emendamento presentato dal conservatore Graham Brady, che chiedeva una proposta "alternativa" al backstop irlandese - emendamento per il quale la May aveva chiesto l'appoggio della maggioranza per avere così il mandato del Parlamento per poterlo rinegoziare in Europa - è passato con 317 voti a favore e 301 voti contrari.

In questo modo si  data alla May la facoltà di riaprire i negoziati con l'Unione europea, per risolvere la questione del backstop, in modo che possa risultare accettabile almeno dalla maggioranza che sostiene il Governo.

Ma quella che è andata in scena alla Camera dei Comuni potrebbe finire per essere considerata poco più che una commedia, forse addirittura una comica, dato che gli accordi si fanno in due e dato che l'Europa ha già dichiarato ripetutamente di non avere alcuna intenzione di rivedere quanto già concordato in precedenza con la stessa premier britannica.