Lo ha annunciato in una conferenza stampa Nick Clegg, ex vicepremier britannico e dallo scorso ottobre assunto in pianta stabile nell'organico di Facebook questa volta come vicepresidente: in vista delle prossime elezioni europee, Facebook modificherà alcune sue regole in relazione agli annunci pubblicitari di carattere politico, per aumentare la trasparenza ed evitare possibili condizionamenti del voto.

Gli annunci strettamente politici e che avranno temi riconducibili a questioni politiche saranno soggetti ad autorizzazione e a loro sarà associata una dichiarazione che informi i visitatori del social da chi siano stati pubblicati e pagati.

Facebook, in questo modo, vuole dare massima trasparenza a tutte le informazioni che riguardino i prossimi appuntamenti elettorali dopo lo scandalo scoppiato in seguito all'utilizzo dei dati del social fatto da Cambridge Analytica per influenzare il voto alle presidenziali Usa del 2016.

Le regole che verranno introdotte in Europa saranno estese a livello globale entro fine giugno e riguarderanno tutti i prossimi appuntamenti elettorali, anche di singoli Stati.

Gli strumenti che entreranno in vigore in Europa sono simili a quelli già adottati per le elezioni statunitensi di medio termine dello scorso novembre.

Gli annunci pubblicitari legati alla politica saranno archiviati per un massimo di 7 anni in una apposita sezione, aperta a tutti, che conterrà anche informazioni sugli investimenti, il numero di impressioni visualizzate, i dati demografici di coloro che hanno visto gli annunci, compresa età, sesso e località.

Allo stesso modo saranno gestiti anche gli annunci che tratteranno temi strettamente legati alla politica, come ad esempio quello dell'immigrazione.

Durante la conferenza, a Clegg è stato chiesto di rilasciare una dichiarazione su quanto aveva pubblicato il New York Times, in merito al fatto che Facebook avesse concordato con alcune grandi aziende dell'IT la vendita dei dati dei propri utenti a scopo pubblicitario.

«Vendere le informazioni delle persone agli inserzionisti non solo sarebbe la cosa sbagliata da fare, ma comprometterebbe il nostro modo di fare business, perché ridurrebbe il valore unico del nostro servizio agli inserzionisti», ha risposto Clegg in proposito.