In una recente intervista rilasciata al propagandista Francesco Borgonovo, il ministro dell'Interno putativo, in vece di Matteo Salvini, tal Matteo Piantedosi (un prefetto che fa la faccia truce per darsi un tono), ha dichiarato:

 «...il tema delle Ong non esaurisce una dinamica che è complessa. Però ricordo che queste percentuali sono variabili nel tempo: ora si è al 10%, in passato la percentuale era più alta. Se poi consideriamo che le Ong operano nella sola fascia del Mediterraneo centrale, vediamo che da loro dipende il 34% degli sbarchi.Comunque poco cambia: che sia il 10% o il 34%, è chiaro che la questione Ong non risolve da sola il problema.Noi abbiamo dato importanza a tali organizzazioni perché abbiamo l'ambizione di governare tutto il fenomeno, di gestire tanto i salvataggi quanto i successivi passaggi. Sugli sbarchi autonomi c'è una sola cosa da fare: dobbiamo trasformare la lotta agli sbarchi in lotta alle partenze. Solo bloccando le partenze si otterranno risultati».

Nonostante ciò, il tal ministro spedisce le navi delle ong nei porti del centro nord per impedirne operatività e salvataggi, anche se la motivazione ufficiale è la seguente:

«Noi cerchiamo di differenziare i luoghi di arrivo innanzitutto per alleggerire i soliti punti di approdo in Sicilia e Calabria. Lo stesso discorso vale per i trasferimenti sul territorio, perché dopo lo sbarco i migranti vengono per la più distribuiti altrove. A tale proposito mi permetto una osservazione: diciamo sempre, e giustamente, che ci vuole solidarietà europea sulla gestione dei migranti. E perché non dovrebbe esserci anche solidarietà interna all'Italia». 

Essendo una propaggine di Salvini, probabilmente, il tal ministro non sa che nelle vicinanze, diciamo così, di Sicilia e Calabria ci sono anche Puglia e Campania. Chissà perché quei porti non possono essere utilizzati... non è possibile saperlo perché al propagandista Borgonovo non è venuto in mente di chiederglielo.

A causa di gente simile, le cui qualità etiche e morali lascio giudicare chi legge, la Geo Barents di Medici Senza Frontiere, è stata costretta a sbarcare i 73 naufraghi a bordo dopo diversi giorni di navigazione per recarsi al porto di Ancona, affrontando un mare con onde di 4 metri, dopo aver dato ospitalità ai sopravvissuti sul ponte più alto della nave, perché quello più basso era allagato.

Un viaggio che, ovviamente, si poteva evitare. Ma i post-fascisti, che giustificano lo scopo della loro esistenza nel trovare un nemico (per loro) inoffensivo per alimentare la propria propaganda, a qualcuno devono pur far del male... altrimenti, come potrebbero sopravvivere?