L'Istat, "purtroppo", ha pubblicato il rapporto relativo agli indicatori di mortalità della popolazione residente che ci dicono che la speranza di vita degli italiani nel 2016 si attesta a 82,8 anni che corrisponde a 4 meni in più sul 2015, 2 sul 2014, mentre nei confronti del 2013 risulta essersi allungata di oltre sette mesi.

Per il totale dei residenti la speranza di vita alla nascita si attesta a 82,8 anni (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014) e nei confronti del 2013 risulta essersi allungata di oltre sette mesi. La speranza di vita a partire dalla nascita risulta più elevata per le donne con 85 anni, mentre per gli uomini si attesta a 80,6 anni, con 4,4 anni di vita in meno.

Inoltre, la speranza di vita aumenta in ogni classe di età. A 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. Rispetto alla nascita, la prospettiva di vita una volta raggiunti i 65 anni presenta una differenza meno marcata tra uomini e donne: rispettivamente 19,1 e 22,3 anni.

Rispetto a 40 anni fa la probabilità di morire nel primo anno di vita si è abbattuta di oltre sette volte, mentre quella di morire a 65 anni di età si è più che dimezzata. Un neonato del 1976 aveva una probabilità del 90% di essere ancora in vita all'età di 50 anni, se maschio, e a quella di 59 anni, se femmina. Quaranta anni più tardi, un neonato del 2016 può confidare di sopravvivere con un 90% di possibilità fino all'età di 64 anni, se maschio, e fino a quella di 70, se femmina.

La speranza di vita riportata sul territorio registra una leggera riduzione delle diseguaglianze di sopravvivenza, che tuttavia permangono significative. I valori massimi di speranza di vita si hanno nel Nord-est, dove gli uomini possono contare su 81 anni di vita media e le donne su 85,6. Quelli minimi, invece, si ritrovano nel Mezzogiorno con 79,9 anni per gli uomini e 84,3 per le donne.

Sono 2,7 gli anni che separano le residenti in Trentino-Alto Adige, le più longeve nel 2016 con 86,1 anni di vita media, dalle residenti in Campania che con 83,4 anni risultano in fondo alla graduatoria. Tra gli uomini il campo di variazione è più contenuto, e pari a 2,3 anni, ossia alla differenza che intercorre, come tra le donne, tra la vita media dei residenti in Trentino-Alto Adige (81,2) e i residenti in Campania (78,9).

E adesso, riassunti i principali dati statistici è possibile passare a spiegare il purtroppo di inizio articolo che, a prima vista appare fuori luogo, ma non è proprio così.

Infatti, in base alla famigerata riforma Fornero, con gli ultimi dati positivi pubblicati dall'Istat si allunga di conseguenza anche il periodo lavorativo. Viviamo di più? Allora sarà necessario lavorare di più, ritardando ulteriormente l'età in cui sarà possibile andare in pensione. E così, a partire dal 2019 per poter ottenere la pensione di vecchiaia bisognerà aver compiuto 67 anni.

Probabilmente, la sempre afflitta Fornero sarà ben lieta di esser riuscita con la sua folle legge ad ottenere ben quattro risultati - negativi - in un solo colpo: allungare l'età lavorativa, allontanare l'età della pensione, aumentare il numero di infortuni e decessi per cause di lavoro, rendere ancor più difficile l'ingresso nel mondo del lavoro per i giovani.