FaceAge è un sistema di intelligenza artificiale in grado di stimare l'età biologica — cioè quanto il nostro corpo sembra avere in termini di salute e usura — analizzando semplicemente una fotografia del volto. Non si basa sull'età anagrafica (quella del documento), ma su indicatori fisiologici visibili che riflettono lo stato complessivo dell'organismo.

L'algoritmo, descritto su The Lancet Digital Health, è stato addestrato con più di 58.000 immagini di adulti over 60 in buona salute, e poi testato su quasi 6.000 pazienti oncologici. Utilizza tecniche di deep learning per cogliere dettagli invisibili all'occhio umano, come microespressioni, segni di stress o deterioramento cellulare.

Nei test, FaceAge ha dimostrato che i pazienti malati di cancro appaiono biologicamente in media più vecchi di 5 anni rispetto ai loro coetanei sani. Questo scarto ha conseguenze concrete: chi appare più vecchio biologicamente ha prognosi peggiori e maggiore rischio di morte entro sei mesi. Non è un semplice “specchio magico”, ma un potenziale strumento clinico per aiutare i medici a decidere quali trattamenti somministrare, evitando terapie troppo aggressive nei pazienti più “fragili”.

Come sempre, la tecnologia non è neutra. Gli sviluppatori sostengono che il sistema è stato testato per evitare pregiudizi razziali, ma resta il rischio che venga utilizzato al di fuori dell'ambito medico, ad esempio da assicurazioni o datori di lavoro, per giudicare l'idoneità fisica o il rischio futuro di malattia.

Inoltre, trucco pesante, chirurgia estetica, luce artificiale o filtri digitali possono confondere l'algoritmo, che potrebbe fare valutazioni errate. Il team è già al lavoro per migliorare il sistema con altri 20.000 casi, ma la possibilità di falsi positivi o errori di stima non è esclusa.

Non è banale nemmeno il peso emotivo di ricevere una “diagnosi visiva” che ti dice che stai invecchiando più del previsto. Per alcuni può essere uno stimolo a cambiare stile di vita; per altri, un rischio concreto di ansia e depressione. È quindi cruciale che il sistema venga utilizzato solo sotto supervisione medica, non come gadget da social.

Per testare (e promuovere) il sistema, è stata analizzata anche una foto dell'attore Paul Rudd, spesso definito “eternamente giovane”: secondo FaceAge, all'età di 50 anni sembrava biologicamente un 43enne. Questo dimostra anche come lo strumento potrebbe uscire dall'ambito sanitario e diventare un oggetto di curiosità popolare, con tutti i pro e contro del caso.

FaceAge è un'arma a doppio taglio. Da un lato, può aiutare i medici a calibrare meglio le terapie; dall'altro, apre scenari inquietanti in tema di privacy, etica e percezione di sé. La vera sfida sarà tenerlo fuori dalle mani sbagliate e non trasformarlo in un nuovo standard estetico o in uno strumento di discriminazione.