Il principe ereditario Mohammad bin Salman ha da tempo annunciato il suo piano per diversificare l'economia del Paese entro il prossimo decennio tramite il programma Vision 2030. Per dar corso al piano che prevede di ridurre la dipendenza dal petrolio dell'Arabia Saudita, e per finanziarlo, nello scorso fine settimana è stato annunciato che una piccola parte delle azioni della compagnia petrolifera di Stato, l'Aramco, verrà quotata in borsa.
Il valore dell'operazione, in base alla percentuale di azioni che saranno messe sul mercato - tra l'1% e il 2% - dovrebbe oscillare tra i 20 e i 40 miliardi di dollari. L'offerta pubblica (Ipo), una tra le più grandi mai effettuate, sarebbe destinata in parte ad investitori individuali ed in parte a investitori istituzionali. La quotazione sarà effettuata alla borsa di Riad.
Nei primi 6 mesi del 2019, la società ha registrato un utile netto di 46,9 miliardi di dollari, quasi tutti distribuiti in dividendi allo Stato saudita.
La società che poi avrebbe preso il nome Aramco è nata nel maggio 1933, quando i sauditi firmarono un accordo di concessione con l'allora Standard Oil of California. È tra il 1973 e il 1980 che l'Arabia Saudita acquistò le quote dell'intera azienda. Attualmente il valore della società si aggira, almeno per i sauditi, sui 2mila miliardi di dollari, mentre la valutazione dei mercati oscilla tra i 1200 e i 1500 miliardi.
Attualmente, l'Arabia Saudita ha le seconde maggiori riserve di petrolio dopo il Venezuela, ed è il secondo produttore al mondo di greggio dopo gli Stati Uniti.