Si può parlar male di una religione? Sì, ma non si fa. Non è buona educazione e neppure etico. Una religione va sempre rispettata, a prescindere. E pretanto, una volta che si è affermata, è impossibile che una religione possa scomparire.
Così è per Roberto Saviano. Lui è una religione e come tale va rispettatto. Una religione di cui lui è il profeta e l'officiante e, in funzione di ciò, qualunque cosa Saviano faccia, qualunque cosa Saviano dica è buono e giusto a prescindere.
La religione di Saviano è una religione laica basata sulla condanna della camorra in particolare e della criminalità in generale. E come non esser d'accordo con una simile religione e con chi ne è l'artefice? Coloro che non la condividono, va da sé, non possono che essere camorristi e malavitosi. Al limite, ben che vada, persone ingenerose, invidiose, insensibili, intellettualmente in malafede.
Saviano ha scritto un libro sulla camorra. In parte scopiazzato, in parte brutto dal punto di vista letterario. Saviano non sa scrivere. Ma questo non è importante. L'importante è il contenuto. In funzione del contenuto, a Saviano è stata assegnata una scorta e con tale scorta deve vivere, sempre.
Una brutta situazione, senz'altro. Non augurabile a nessuno. Saviano, di questa sua condizione, volutamente o no, ha fatto un mestiere ed ha creato una religione con tanto di fedeli al seguito. Pertanto, qualunque cosa Saviano dica è il verbo, è giusto o deve esser giusto a prescindere. In fondo, lo dice uno che vive sotto scorta e per tale motivo deve esser vero.
Saviano, avendo fondato la sua religione parlando di Caserta e Campania, è sensibilissimo a tutto ciò che accade nella sua terra. Quindi, un fatto di cronaca nera legato alla criminalità, grande o piccola, organizzata o meno, non può non esimerlo dall'esprimere il suo verbo.
Saviano e la sua religione sopravvivono grazie alla criminalità e, per questo, non possono non sottolineare quanto la criminalità sia ancora presente e sia sempre viva e pulsante, soprattutto in Campania, specialmente a Napoli. L'ultimo fatto di cronaca accaduto (qualunque sia) lo dimostra. Napoli non cambia. La Campania neppure. E così di anno in anno...
La storia si è ripetuta qualche giorno fa con il ferimento a Napoli di alcuni venditori ambulanti e di una bambina in seguito ad una sparatoria. Dopo il fatto di cronaca, arriva, immancabile e puntuale, la sentenza di condanna di Saviano. Ma non solo del fatto in sé, ma di tutto il contorno a partire dalla città e da chi la guida.
Ma stavolta, giustamente e finalmente, il sindaco di Napoli Luigi De Magistris non ha fatto finta di nulla ed è sbottato scrivendo quel che pensa di Saviano e della sua religione.
«Caro Saviano, ogni volta che a Napoli succede un fatto di cronaca nera, più o meno grave, arriva, come un orologio, il tuo verbo, il tuo pensiero, la tua invettiva: a Napoli nulla cambia, sempre inferno e nulla più.
Sembra quasi che tu non aspetti altro che il fatto di cronaca nera per godere delle tue verità. Più si spara, più cresce la tua impresa.
Opinioni legittime, ma non posso credere che il tuo successo cresca con gli spari della camorra. Se utilizzassi le tue categorie mentali dovrei pensare che tu auspichi l'invincibilità della camorra per non perdere il ruolo che ti hanno e ti sei costruito. E probabilmente non accumulare tanti denari.
Ed allora, caro Saviano, mi chiedo: premesso che a Napoli i problemi sono ancora tanti, nonostante i numerosi risultati raggiunti senza soldi e contro il Sistema, come fai a non sapere, a non renderti conto di quanto sia cambiata Napoli ? Ce lo dicono in tantissimi.
Tutti riconoscono quanto stia cambiando la Città. Napoli ricca di umanità, di vitalità, di cultura, di turisti come mai nella sua storia, di commercio, di creatività, di movimenti giovanili, di processi di liberazione quotidiani. Prima città in Italia per crescita culturale e turistica. Napoli che ha rotto il rapporto tra mafia e politica.
Napoli dei beni comuni. Napoli del riscatto morale con i fatti. Napoli autonoma. Napoli che rompe il sistema di rifiuti ed ecomafie. E potrei continuare. Caro Saviano, come fai a non sapere, come fai a non conoscere tutto questo?»
E vivaddio! Finalmente qualcuno che ha avuto il coraggio di sollevare la coperta di ipocrisia e banalità con cui Saviano vende se stesso e la sua narrazione. Possibile che mai nulla cambi? Per Saviano è possibile, perché se cambiasse qualcosa, inevitabilmente, quel qualcosa verrebbe ad incidere, negativamente, sul suo verbo, sulla sua religione. Come farebbero i fedeli, devoti, a compiangersi delle sue "disgrazie" se iniziasse a dire che in Campania, a Napoli, c'è meno camorra rispetto a prima?
Ci sarebbe anche da dire perché Saviano se la prenda con il Sindaco e non con carabinieri, polizia, questura o prefettura. Forse dipenderà dal fatto che ha confuso Napoli con una città degli Stati Uniti dove il sindaco è il capo della polizia oppure perchè finirebbe per trovarsi in imbarazzo con la politica e con le forze dell'ordine che gli garantiscono la scorta.
Inutile farsi domande. I fedeli, comunque, continueranno a celebrare Saviano e la sua religione.