Anche all'8 maggio, l'andamento del contagio da coronavirus continua il suo lento regredire, diminuendo la pressione ospedaliera, ma consegnandoci 1.327 nuovi casi, con il totale delle persone che hanno contratto il virus che adesso è arrivato a 217.185. Il numero degli attualmente positivi è invece di 87.961, con una decrescita di 1.663 rispetto a ieri.
Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 31.983 in Lombardia, 14.107 in Piemonte, 7.730 in Emilia-Romagna, 6.187 in Veneto, 4.592 in Toscana, 3.176 in Liguria, 4.328 nel Lazio, 3.238 nelle Marche, 2.012 in Campania, 872 nella Provincia autonoma di Trento, 2.733 in Puglia, 2.127 in Sicilia, 911 in Friuli Venezia Giulia, 1.713 in Abruzzo, 502 nella Provincia autonoma di Bolzano, 119 in Umbria, 553 in Sardegna, 123 in Valle d'Aosta, 619 in Calabria, 152 in Basilicata e 184 in Molise.
Tra gli ospedalizzati, 1.168 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 143 pazienti nelle ultime 24 ore, 14.636 sono ricoverati con sintomi, con un decremento di 538 pazienti da giovedì. 72.157 persone, pari al 82% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.
Il numero complessivo di dimessi e guariti sale a 99.023, con un incremento di 2.747 dal dato di ieri.
I nuovi deceduti sono 243, pertanto il totale dei morti con coronavirus, ma si tratta solo di quelli ufficiali, ha superato 30.201.
Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità oggi in conferenza stampa ha dichiarato che “la curva dell'epidemia sta decrescendo, stiamo andando verso un numero più basso dei casi in tutte le regioni, compresa la Lombardia. Solo nella prossima settimana sarà possibile avere i dati relativi all'andamento dei casi nei primi giorni della fase 2. Ma il virus non è cambiato, ha le stesse caratteristiche e la stessa modalità di trasmissione che aveva nella fase 1, perciò violare le regole di comportamento per la prevenzione del contagio potrebbe facilitare la circolazione”.
“Sono state 25.354 le morti in più registrate dall'Istat dal 20 febbraio al 31 marzo 2020, pari al 39 per cento in più rispetto alla media 2015-19 dello stesso periodo. Poco più della metà sono attribuibili a Covid diagnosticato” ha dichiarato il presidente dell'Istat, Giancarlo Blangiardo, presente anche lui alla conferenza stampa. I dati riguardano 6.866 Comuni italiani su un totale di quasi 8mila.
Dall'inizio dell'epidemia al 22 Aprile sono stati diagnosticati e notificati al sistema di sorveglianza 6.395 casi (il 5,1 per cento del totale) attribuibili a individui di nazionalità straniera. “In linea di massima si può confutare l'ipotesi di una differenza di rischio fra stranieri e italiani” ha sottolineato Giovanni Rezza, appena nominato nuovo direttore generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute. La minore incidenza dell'infezione nella popolazione straniera e la notifica dei casi ritardata rispetto a quella negli italiani “potrebbero riflettere un ridotto o ritardato accesso ai tamponi per la diagnosi e quindi un maggior rischio di ospedalizzazione e di ricovero in terapia intensiva osservato tra i casi stranieri” ha fatto notare Rezza, chiarendo che essendo “l'analisi preliminare” al momento si possono fare solamente “ipotesi da interpretare con cautela”.