Alle elezioni politiche dello scorso 20 novembre in Guinea Equatoriale ha nuovamente vinto e stravinto il presidente uscente, Teodoro Obiang Nguema Mbasogo.

“Uscente” è solo un modo di dire nel suo caso, perché con questa tornata elettorale è diventato il presidente in carica per più tempo consecutivamente, se si escludono gli Stati monarchici. Così, ora sono 43 anni di “regno” a partire dal 1979, un decennio dopo che la Guinea Equatoriale ottenne l’indipendenza dalla corona spagnola.

E proprio dalla Spagna arriva il plauso dell’ex ministro degli Affari esteri Miguel Ángel Moratinos, ora Alto rappresentante ONU di Alleanza delle Civiltà, secondo cui le elezioni in Guinea Equatoriale sono state effettuate in maniera libera e democratica e il il popolo equatoguineano è contento del risultato, così come il continente africano e la comunità internazionale.

Polemizza invece la deputata di centro-destra del Partido Popular Valentina Martínez Ferro, che chiede se il ministro degli Esteri José Manuel Albares concorda con queste dichiarazioni. Mbasogo, il cui figlio Teodoro Obiang Mangue è vicepresidente, ha preso il 97% dei voti e il partito di governo (PDGE) ha ottenuto il 100% dei seggi in Parlamento.

In questi anni sono arrivate le denunce dell’opposizione, che parlano di disprezzo dei diritti civili e di assenza di libertà di stampa, ma la missione di osservazione dell’Unione Africana ha detto di non aver riscontrato “irregolarità tangibili”, pur chiedendo che il ruolo dell’elettorato equatoguineano venga rafforzato.