Il mullah Abdul Ghani Baradar e altri leader talebani sono arrivati nella serata di ieri a Kabul da Kandahar, dove erano giunti il 18 agosto provenienti dal Qatar.

Il motivo? La formazione di un nuovo governo che almeno in apparenza, in base a quanto da loro stessi dichiarato, dovrebbe essere inclusivo e garantire più libertà rispetto a quello di venti anni fa.

Per tale motivo leader politici afgani come Hamid Karzai e Abdullah Abdullah sono ancora a Kabul e continuano a parlare con i leader talebani, pubblicando sui loro profili social immagini rassicuranti della loro famiglia, comprendenti manche figure femminili.

Ma a Kabul è giunto anche Khalil Haqqani, leader talebano ricercato da Usa e Onu non certo per aver compiuto opere di bene e per aver compiuto atti umanitari, fotografato venerdì mentre in una moschea arringava delle persone circondato e protetto da uomini armati vestiti con uniformi militari.

Su Haqqani gli Stati Uniti hanno messo una taglia da 5 milioni di dollari. Le sue milizie costituiscono uno dei gruppi più potenti e temuti della regione, a cui sono stati attribuiti alcuni degli attacchi più violenti contro le forze afgane e quelle Nato negli ultimi anni. Parlando con un fotografo del New York Times venerdì, Haqqani ha affermato che il Paese è in pace e che i giornalisti e le donne saranno al sicuro. "Abbiamo buone intenzioni", ha detto.

Dichiarazioni che però non convincono la popolazione, memore di quanto accaduto in passato e delle notizie che sono circolate nelle ultime ore, in base alle quali i talebani andrebbero di porta in porta alla ricerca di collaborazionisti.