Cronaca

José Garramon, un caso che va rivisto dal principio

Con estremo cinismo bisogna ammettere che José Garramon fu prelevato dall'EUR e portato alla pineta di Castel Fusano con il solo scopo di essere ucciso.

José era una bambino molto vivace e sveglio, che forse con un guitto improvviso, cercò momentaneamente di fuggire ai suoi aguzzini, finendo però la sua ultima corsa sotto le ruote di un furgone guidato da Marco Accetti, Nella pineta di Castel Fusano il 22 dicembre del 1983. Erano circa le 19:30.

Dopo due anni di processo e relativo carcere per il pirata della strada, la condanna per Accetti venne derubricata da omicidio volontario di primo grado ad omicidio colposo, rimettendolo in libertà nel 1986.

Nel 2013 però la versione cambia. Benché il caso Garramon era già chiuso con sentenza definitiva in cassazione, Accetti modificherà lo scenario dell'incidente dandone una nuova lettura.

Nel 2013 infatti Marco Accetti si presenta in procura, dall'allora PM dott. Capaldo, auto accusandosi di aver partecipato al caso Orlandi e a quello Gregori.

Sul caso Garramon dichiarò inoltre che non si trattò di un casuale incidente involontario ma che il bambino gli era "tirato sotto le ruote" del furgone mentre lui era alla guida. 

Disse anche che José "doveva morire" in modo eclatante (come l'omicidio Skerl) e che si era trattato di una ritorsione perpetrata da persone"a lui conosciute".

Lo scopo era dare un segnale, da una misteriosa fazione nemica della sua corrente, che dopo l'arresto di Accetti aveva ucciso la Orlandi, la Gregori, Garramon ed infine Skerl. 

Di quest'ultima venne addirittura trafugata la bara nel 2005.

Ma perché uccidere José Garramon, un bambino di soli 12 anni?

Forse soltanto nel medio evo e nelle brutalità delle guerre si sono uccisi bambini per presunte colpe a loro attribuite. Qui è diverso.

José non aveva nessuna colpa e l'unica spiegazione logica è quella di rivolgere lo sguardo alla famiglia del piccolo.

L'uccisione di José era un segnale, come anche quello di Katty Skerl.

Era un chiaro segnale di Stop verso il gruppo che fino a quel momento aveva ricattato il Vaticano con una "strana" trattativa legata (all'apparenza) al rilascio di Ali Ağca.

Con rammarico... penso che vi sia solo un "ente supremo" che aveva l'interesse a mettere tutto a tacere. 

Autore Emilia Fantegami
Categoria Cronaca
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