La riapertura delle scuole in presenza, cioè con gli alunni fisicamente in classe, quando c'è una pandemia è un'impresa che oscilla fra l'ipocrisia e il ridicolo, dati gli enormi problemi logistici che comporta, nel tentativo di evitare la diffusione del contagio, alla luce della nuova ondata che gli esperti ritengono inevitabile. Da considerare che studenti contagiati contribuiranno a diffondere il virus nei rispettivi nuclei familiari.
In Germania le scuole hanno riaperto nelle varie regioni a partire dalla prima settimana di agosto. Dato che l'organizzazione delle attività didattiche non è un problema federale, il Governo tedesco non si è dovuto stressare più di tanto per definire tempistiche, regole e modalità per il ritorno a scuola, perché ogni Land decide come meglio crede. Naturalmente, anche il coronavirus fa un po' come gli pare e così ha già iniziato a contagiare alunni e insegnanti con l'inevitabile conseguenza dell'immediata chiusura di alcuni istituti.
Anche dall'altra parte dell'oceano, negli Stati Uniti, il presidente Trump vuole che le scuole riaprano, dimenticandosi però di indicare come garantire la sicurezza di chi insegna e quella di chi apprende, lasciando il compito ai vari Stati. Alcune scuole hanno riaperto, alcune hanno subito richiuso, altre dicono di voler fare didattica solo a distanza.
Ma la confusione non si ferma alle scuole primarie e ai licei, riguarda anche le università.
Dopo pochi giorni dall'inizio dei corsi in presenza, diverse università, tra cui Princeton e la University of Southern California, sono già state costrette in tutta fretta, causa contagio, ad annullare o posticipare frettolosamente i loro piani di riapertura e a ripristinare l'apprendimento on line. Martedì, ha fatto lo stesso Notre Dame, annunciando il ricorso alle lezioni on line per almeno due settimane.
Si potrebbero fare altri esempi, ma la sostanza, fondamentalmente, è già ampiamente dimostrata: definire una strategia che possa garantire la riapertura delle scuole in presenza assicurando al tempo stesso la sicurezza di insegnanti e studenti è impossibile. Pertanto, a meno che non si possano vaccinare milioni di persone in pochi giorni (ma questo non è possibile anche perché un vaccino ancora non esiste, Russia e Cina a parte), è chiaro che o prima o dopo, qualcuno rimarrà contagiato. Alcuni dei casi saranno asintomatici ed il virus sarà inconsapevolmente passato a familiari, parenti ed amici che a loro volta contribuiranno alla sua diffusione.
Nel tentativo di trovare una soluzione sarebbe auspicabile una collaborazione fra istituzioni e forze politiche, non solo quelle di maggioranza, ma anche quelle di opposizione.
Ma, per quest'ultime, anche la riapertura delle scuole è diventato un elemento per acquisire consenso e accusare il Governo di aver agito male, dimenticando però di far sapere che cosa avrebbe dovuto fare invece di ripetere che cosa non avrebbe dovuto fare. Le critiche arrivano da personaggi che negano la pericolosità del virus e fanno finta di non accorgersi che contagi e ricoveri hanno immancabilmente ripreso a crescere dopo l'allentamento delle misure di distanziamento sociale.
E con la riapertura delle scuole tra meno di un mese, con il livello dei contagi che sarà ancora più alto perché fotograferà la situazione creatasi prima della chiusura delle discoteche e l'obbligo delle mascherine, il numero di nuovi casi giornalieri riprenderà a crescere ancora più di adesso.
E ciò che sarà più paradossale, sarà assistere alle dichiarazioni urlate dei politici dell'opposizione che definiranno tale situazione folle e pazzesca, attribuendone la responsabilità al Governo, dimenticandosi di aver urlato, fino ad un istante prima, che era necessario riaprire le scuole.